10/02/09

Forte Bramafam, un sogno divenuto realtà


FORTE BRAMAFAM - Veduta aerea
Costruito tra il 1874 ed il 1889 sul colle che domina la conca di Bardonecchia, il Forte Bramafam venne concepito allo scopo di proteggere lo sbocco della Galleria del Frejus da eventuali puntate di truppe francesi che non fossero state arrestate dai sistemi di distruzione interni al tunnel ferroviario.


 Il forte visto dalle pendici del Colomion.

Dotato di un armamento di prim’ordine, due torri corazzate della Gruson per pezzi da 120/21, quattro cannoni a tiro rapido da 57 mm in torrette a scomparsa, sei pezzi da 87 B.R. ret. e due da 149 G, fu suddiviso in tre distinte parti, visibili ancora oggi: la piazza d’armi, il forte principale e l’avanforte, situato verso l’estremità occidentale della montagna. Nel 1892 una relazione del Deuxième Bureau, il servizio di spionaggio francese, segnalava come il forte poteva ormai definirsi completo. La guarnigione era  assicurata da truppe del presidio di Torino e del 6º reggimento Artiglieria da Fortezza. Il presidio di guerra comprendeva 200 uomini, mentre nei capaci alloggiamenti potevano trovare ricovero, su giacigli paglia a terra, ben 280 soldati. Adibito durante la Prima Guerra Mondiale a campo di concentramento per i prigionieri austriaci, ritornò a svolgere la propria funzione difensiva negli anni Trenta, quando i rapporti con la Francia si erano nuovamente deteriorati.  Risalgono infatti a questo periodo i lavori di potenziamento delle difese esterne, caratterizzati, in particolare, dalla costruzione di opere in caverna per mitragliatrici e cannoni anticarro. La più importante, il Centro 14, che si affacciava sui versanti nord e ovest dell’altura, era armata con sei mitragliatrici e presidiata da 42 uomini.
Come tutte le opere della zona di Bardonecchia, anche il Forte Bramafam fu affidato all’VIII Settore della Guardia alla Frontiera. I due pezzi da 120/21, ancora operativi, andarono così a formare la 516ª batteria G.a.F.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i suoi cannoni non intervennero, ma il 21 giugno 1940, giorno in cui iniziò la breve offensiva italiana, il sito subì un bombardamento aereo.
la sala del cannone da 12 GRC
Dopo l’8 settembre 1943 il Bramafam fu occupato dalle truppe tedesche che vi mantennero un piccolo presidio utilizzandolo sino al 1945 come comando del 100º Reggimento Gebirgsjàger; il forte fu definitivamente abbandonato dagli ultimi difensori all’alba del 27 aprile.
Nel primo dopoguerra subì un sistematico saccheggio che fu completato, nella sua azione devastatrice, dallo smantellamento imposto dalle norme del Trattato di Pace di Parigi del 1947.
Fino agli inizi degli anni Novanta il Bramafam è stato oggetto di asportazioni e atti vandalici: tutte le parti metalliche sono state rimosse, così come sono scomparsi i manufatti lapidei e demoliti numerosi tramezzi e muri di tamponatura per il recupero dei mattoni pieni. Risale al 1993 l’idea di salvaguardare finalmente questa fortificazione dal definitivo degrado. Promotrice dell’iniziativa, così come del progetto di riqualificazione e recupero del forte, è l’Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare di Torino. Nata nel 1990 dall’incontro di un gruppo di amici che, seppur provenienti da esperienze diverse, si sentivano accomunati dall’interesse per l’architettura militare moderna e contemporanea, l’Associazione era già conosciuta sulla piazza torinese per le sue conferenze, per l’organizzazione di visite guidate a fortificazioni e siti storici e per la partecipazione a numerose mostre e manifestazioni.
Dopo una lunga trafila burocratica, il 18 maggio 1995 l’Associazione è riuscita ad ottenere in affidamento dal Ministero delle Finanze il Forte Bramafam e, grazie al decisivo contributo di alcuni enti pubblici e privati, nonché all’infaticabile impegno degli associati, ha dato l’avvio al suo progetto di ricostruzione. Proprio quest’impegno di volontariato, caratterizzato dal tradizionale impiego di pale, picconi e carrette, ha consentito di dar corso ad interventi che in altro modo non si sarebbero potuti realizzare.
Dopo circa tre anni il forte inizia a rivivere. Quei vecchi ruderi in declino stanno lentamente scrollandosi di dosso la polvere dell’oblio, mentre qua e là riemerge il fascino delle originarie strutture. Disinfestata da una vasta quanto incolta vegetazione, è così riaffiorata la severa architettura delle mura di cinta, l’ampia bellezza della piazza d’armi e del fossato, l’austera eleganza del blocco ufficiali. All’interno del forte, i vasti locali, pazientemente ripuliti da cumuli di macerie, parzialmente risanati dalle infiltrazioni che nel corso degli anni ne avevano accelerato il degrado, e, soprattutto, resi sicuri da numerosi interventi, quali il rifacimento di gradini, parapetti, infissi, serramenti e putrelle di sostegno delle volte, offrono al visitatore, attraverso un percorso di visita facilmente accessibile, un inedito viaggio a ritroso nel tempo.
Interno salone ufficiali.
Dal 1995 ad oggi gli interventi di recupero, oltre a bloccare le devastazioni e le asportazioni di materiali, hanno portato alla realizzazione di un’area museale di circa 2.000 metri quadri, nucleo del progetto che trasformerà il Bramafam in un museo unico nel suo genere sull’evoluzione dell’architettura e della storia
militare tra Ottocento e Novecento. Le uniformi, i reperti, le testimonianze che si stanno raccogliendo al Bramafam sono realtà uniche nel loro genere.
Una particolare attenzione è stata prestata nella ricostruzione con arredi d’epoca, decorazioni parietali sino ad arrivare agli impianti elettrici in ceramica, di alcuni locali di fine Ottocento: la stanza dell’ufficiale di picchetto, una camerata truppa, l’ufficio del comandante, la cucina degli ufficiali, infine lo spaccato di un apprestamento difensivo del primo conflitto mondiale, la cui visita consente non soltanto di apprenderne finalità e modalità costruttive, ma soprattutto di calarsi negli stati d’animo di coloro che vissero la drammatica realtà della guerra di trincea. Infine non ultima la ricostruzione di un’opera in caverna del Vallo Alpino, con i suoi diversi ambienti: il ricovero truppa, uno spaccato di una postazione d’arma, il locale spolettamento ed una casamatta d’artiglieria che ospita un cannone da 75/27 su affusto decouville, un pezzo unico nel suo genere ricostruito in tutti i suoi particolari.
In questi ambienti è ospitata una collezione di uniformi del Regio Esercito, giudicata tra le prime in Italia, che va man mano ampliandosi grazie a successive acquisizioni e donazioni; sono ormai un centinaio le uniformi esposte che ambientano le ricostruzioni storiche realizzate all’interno del Museo Forte Bramafam.
Ognuno di noi ha un sogno riposto da qualche parte, lasciato lì sopito nella speranza di poterlo realizzare. Parlo soprattutto di quei sogni ad occhi aperti, di quei pensieri oziosi che utilizziamo per staccarci da una realtà che a volte non è la nostra. Ed in questi casi più i sogni sono assurdi e più sono affrancanti. Noi una di queste fantasie l’abbiamo realizzata, avere un forte e cercare di salvarlo. A posteriori ripensando alle condizioni del Bramafam più che un sogno può sembrare tutto una follia... 
A distanza di oltre dieci anni dall’inizio di questa avventura queste parole sono sempre vive, l’impegno del volontariato non è venuto a scemare, nonostante l’evidente disinteresse da parte degli enti che dovrebbero incentivare e pubblicizzare una simile iniziativa, l’unica nel suo genere nelle Alpi occidentali.
Le linee guida che ci siamo posti in questi anni sono state quelle di recuperare e acquisire materiale storico che illustrasse l’arco di tempo che va dal 1880 sino all’ultimo conflitto mondiale. Con questo materiale si è creata un’area espositiva di oltre 2.500 metri quadri, in cui attraverso una serie di attente ricostruzioni
ambientali, completate da 150 manichini con uniformi originali, 20 cannoni di diverse epoche, oltre 1.800 reperti di vita militare, si può effettuare un inedito viaggio a ritroso nel tempo, permettendo di ridare vita a quegli uomini che difesero queste fortificazioni. Anche quest’anno vi è l’inaugurazione di alcune nuove
sale: dei coscritti, della guerra d’Etiopia, di una casamatta per cannone anticarro, dell’Esercito del Sud e della posta militare.
 Pier Giorgio Corino