30/06/11

GRUPPO GIOVANI: Un anno fa a Santiago di Compostela

Pellegrinaggio a Santiago de Compostela organizzato
dalla Pastorale Giovanile della Diocesi di Susa (21-29 agosto 2010)

La premessa
A volte capita... si sente il desiderio di andare, evadere, “staccare la spina”. Non e capitato anche a voi? A volte lo si fa con la mente... quanti girano il mondo con la fantasia... a volte con la macchina, con il treno, con l’aereo, a volte a piedi. Puo succedere che, proprio al termine di una camminata notturna, impegnativa e faticosa, da S. Ambrogio a Torino, compiuta con amici e persone che non conosci ancora, delle quali, pero, sai di condividere gli stessi valori. Dicevo, puo succedere che, nonostante la stanchezza e il sonno per la nottata in bianco, ma, grazie all’entusiasmo, una volta raggiunta la meta, nasca l’idea un po’ bizzarra: ≪Perche non affrontiamo il Cammino di Santiago?≫. Ci pareva l’occasione giusta, perche nel 2010 era previsto l’Anno Santo Compostellano che si celebra quando la festa di S. Giacomo, il 25 luglio, cade di domenica. Dopo “Il canto della notte”, organizzata dalla Pastorale Giovanile della nostra Diocesi di Susa in aprile, per andare a venerare la Sindone a Torino, il gruppo comincio a prepararsi interiormente e fisicamente al cammino verso Compostela. Cosi nacque la nostra “avventura”.

Antico Stendardo Processionale - Storia di un restauro

Lo Stendardo restaurato
L’antico stendardo col quale, solitamente, veniva aperta la Processione di Corpus Domini, era ormai ridotto in pessimo stato di conservazione, rendendo indispensabile un suo restauro compiuto da mani esperte. A seguito dell’autorizzazione avuta dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per il Piemonte e sotto la direzione dei lavori del dott. Claudio Bertolotto, lo stendardo è stato affidato al Laboratorio di Restauro dei tessili diretto dalle Suore Benedettine dell’Isola di San Giulio. Il lavoro si è rivelato lungo e minuzioso. La scheda del restauro segna l’inizio alla data del 27 novembre 2008 e il termine il 28 novembre dell’anno successivo 2009, mentre la con­segna per la restituzione del manufatto il 28 maggio 2010.

La scheda tecnica compilata dal Laboratorio si esprime in questi termini: «Lo sten­dardo è composto da due fac­ciate, entrambi realizzate con tessuto operato ad effetto damascato di cotone. Ogni facciata presenta una bifora dipinta con tempera ad olio su tela, poi applicata, raffigu­ranti dei santi; la decorazione è poi completata con ricamo in oro e con frange perime­trali. L’avanzato degrado del tessuto ha alterato profonda­mente sia l’effetto che l’arma­tura utilizzata avrebbe dovuto produrre, sia la tonalità di tutto il manufatto.

CANTORIA DI S.IPPOLITO: Ritratti di un coro


Essere cantore è...

In questo Bollettino 2011 abbiamo voluto dare la parola a coloro che partecipano in prima persona alle attività del nostro gruppo. Ci è sembrato giusto affinchè ognuno potesse esprimere liberamente, sotto forma anonima, le motivazioni profonde che spingono al desiderio di continuare a far vivere la nostra Cantoria. Ne sono emerse pennellate di fede, di amicizia, di desiderio di crescere e nutrire la propria anima e la propria mente.
Speriamo che tutto cio possa far meditare chi legge, rallegrarsi per la vitalita di questo gruppo e, perchè no, convincere altri ad unirsi a noi.
Lo ricordiamo ancora una volta: non si tratta di un gruppo chiuso. Aumentando i partecipanti si possono ancora migliorare la vocalità, la preparazione, il repertorio, le attività oltre allamicizia, al rapporto umano e non da ultimo, la fede da vivere e condividere.
Abbiamo anche la preoccupazione che tutto il nostro lavoro e i nostri sacrifici non siano vani per il futuro: sentiamo lesigenza di trasmettere il testimone alle nuove generazioni lesperienza maturata, tutto ciò che abbiamo imparato e costruito.
La nostra Cantoria è il frutto e la somma delle fatiche e delle ricerche di chi ci ha preceduto: chiediamo soprattutto ai giovani, anche affiancati dai loro genitori o dai nonni, di venire a raccogliere quello che noi e i nostri avi abbiamo messo insieme con tanto amore e tanta passione.
Visti i tempi che corrono temiamo invece che col tempo tutto cada nelloblio e nellindifferenza; dimostrateci che sbagliamo.
S. e F.B.
* * *
Essere cantore è... un modo piacevole di vivere la propria fede allinterno di un gruppo molto affiatato.

Giolitti a Bardonecchia

A Bardonecchia, se non fosse per una via che porta il suo nome, di Giovanni Giolitti non ci sarebbe più ricordo. Eppure il grande statista aveva scelto la conca di Bardonecchia per fuggire al caldo estivo della sua originaria Cavour fin dal 1903 e per ben 24 anni fu un affezionato “villeggiante” che non mancava di soggiornare un’estate tra le nostre montagne, anche nei momenti in cui la situazione politica italiana era più difficile.
Fino a non molti anni fa, le persone anziane del paese ricordavano ancora la figura alta e ritta del Giolitti, con il largo cappello, che faceva la passeggiata fino alle pendici del Bramafam per bere con il suo inseparabile bicchiere, l’acqua salubre che sgorga dalla fontana che ora porta il suo nome.

Oggi che la memoria è scomparsa possiamo provare a ripercorrere, attraverso le cronache dei giornali dell’epoca, quei lunghi 25 anni, ridando vita ai tempi in cui il piccolo paese di montagna si stava trasformando in un elegante luogo di villeggiatura.
Nelle cronache del tempo troviamo quasi sempre notizia della partenza di Giolitti da Roma per Bardonecchia. Come vivesse la capitale quell’allontanamento di Giolitti fino all’ultimo lembo d’Italia non è dato saperlo; certamente suscitò prima una curiosità che col tempo divenne abitudine. D’altronde Giolitti a Bardonecchia non era legato da tradizioni di famiglia, non possedeva una casa come nella sua Cavour, e qualche invidia quel piccolo paese di montagna, che era stato scelto per le villeggiature dal grande uomo politico, doveva pur averla suscitata.

Giolitti aveva scelto Bardonecchia per l’ambiente semplice e raccolto, quello che lui preferiva, lontano dai fasti della vita pubblica. La casa che lo ospitava era quella del notaio Suspize, dove affittava un semplice appartamento al primo piano; con la moglie, donna Rosa, trascorreva giorni tranquilli, tra lunghe passeggiate e chiacchierate amichevoli con le vecchie conoscenze del paese.
E Bardonecchia rispondeva all’onore di avere ogni anno nella sua valle colui che diede il suo nome all’epoca in cui viveva: si facevano preparativi festosi, le autorità attendevano il treno presidenziale, la gente accorreva ad accogliere il Presidente. Possiamo immaginare come i nostri montanari si preparassero all’arrivo di Giolitti, come i bambini del paese attendessero quel momento di festa. Giolitti doveva amare quella semplicità, quel calore sincero, quella autenticità della gente di montagna.


Quando Giolitti governava l'Italia da Bardonecchia

Casa Suspize a Bardonecchia (foto:Archivio)
Nella località montana della Val di Susa lo statista soggiornava nei mesi più caldi preferendola a Cavour ma, come testimonia la corrispondenza, la vita politica lo raggiungeva anche durante il suo riposo tra i monti.
Fino ad una decina di anni fa Bardonecchia esibiva nel suo centro storico, in Borgo Vecchio, proprio all’incrocio con il percorso che conduce alla zona della cultura, dello spettacolo e dello sport, il viale Cappuccio, una lapide: «Qui dimorò in piena serenità familiare dal 1903 al 1926 nelle ricorrenti vacanze estive, Giovanni Giolitti, mente eccelsa di statista, aperta a tutte le libertà nell’ordine, al progresso e alla previdenza, creò l’età dell’oro dell’Italia nostra col lavoro e la giustizia sociale, Bardonecchia ricorda il suo illustre concittadino».
Demolita con la più incredibile indifferenza per i valori della storia e della memoria nel dicembre 1994, la casa su cui questa scritta si reggeva già di proprietà della famiglia Suspize e, successivamente, donata al Comune, era una sobria costruzione ottocentesca non priva di eleganza che, all’ingresso del Borgo Vecchio, connotava un angolo fra i più pittoreschi e tipici della città.

Quale stella apparve ai Magi?

E' risaputo che Gesù nacque ...alcuni anni prima di Cristo.
Diverse considerazioni con­sentono di fissare l’anno di nascita di Nostro Signore intorno al 7 a.C.
1) «Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode...» (Mt 2,1).
E' storicamente documentato (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche) che Erode il Grande, il cui regno durò ben 34 anni, morì nella primavera del 750 ab urbe condita, cioè nel 4 a.C., più precisamente nel periodo intercorso tra un’eclisse di luna avvenuta l’indomani di un digiuno (purim) (13 marzo) e la successiva Pasqua (11 aprile). La nascita di Gesù deve quindi essere fissata prima del 4 a.C.