26/09/11

150 METRI CUBI DI MASSI CICLOPICI

PARROCCHIA S. ANTONIO ABATE · MELEZET
150 METRI CUBI DI MASSI CICLOPICI PIOMBANO SULLA STRADA PROVINCIALE DI MELEZET


La frana del Melezet: i massi hanno distrutto il vecchio ristorante della Scala.
Centocinquanta metri cubi di massi ciclopici sono piombati sulla strada provinciale di Melezet venerdì 21 maggio 2010, tra le 19 e le 20,30. Una tragedia sfiorata: in quel momento non transitava nessuno. La violenza è stata inaudita. I massi rotolati sulla strada e dintorni si sono staccati da una vasta porzione di roccia, sita molto in alto tra le rocce del Rouas e la cava di gesso. Naturalmente scendendo così rovinosamente hanno tranciato di netto tutte le potenti reti di protezione, sistemate nel 2006 nel corso di lavori di contenimento su un lungo tratto che costeggia la strada.

MANIFESTAZIONI ESTIVE ANNO 2010

Il 26 giugno, vigilia di S. Pietro, l’Asso Agri Rochemolles ha festeggiato i suoi soci offrendo una cena, nel tendone antistante la chiesa, in segno di riconoscenza per la collaborazione e per la messa a disposizione dei propri fondi. Ancora un sentito ringraziamento, in quanto non fosse per la loro disponibilità, l’Associazione non avrebbe modo di esistere, ed operare, con lavori e manutenzione del territorio.
 Le serate dedicate alle erbe sono state due, si sono svolte nella sede dell’Asso Agri Rochemolles:
la cuoca Anna Sainato nella prima serata ha cucinato le erbe selvatiche raccolte sul nostro territorio ed il dott. Massara ne ha spiegato le proprietà. La seconda, è stata dedicata ai fiori. La giornata dedicata alla “soupe aux erbes sauvages” è stata organizzata nelle piazzette antistanti il museo etnografico: diverse persone di Les Albert hanno partecipato in segno di amicizia, in quanto abbiamo collaborato fattivamente ad una loro manifestazione, tenutasi nel mese di giugno a Les Albert. Il pubblico intervenuto numeroso ha apprezzato il menu semplice e gustoso, a base di prodotti semplici e naturali del nostro territorio.
La S. Messa al Picreaux,
domenica 25 luglio 2010. (foto: Tancini)
(foto: Pagnotto)











Nel corso della stagione l’Associazione è intervenuta con lavori straordinari a rendere agibili percorsi e sentieri di montagna, come il sentiero geologico dello Scarfiotti, rifacendo la passerella pedonale che durante la scorsa stagione era stata danneggiata, ed in occasione dei mondiali di tuffi svoltasi nel mese di ago sto alla diga di Rochemolles, il sentiero del Pigiriau rifacendo la passerella e la sua messa in sicurezza rendendolo praticabile anche in bicicletta.

Nel mese di agosto, nella chiesa parrocchiale è stato presentato il libro degli autori Edoardo Tripodi e Walter Re intitolato “Rochemolles la Decauville, la diga, la strada, la luce”; durante la serata, è stato proiettato anche un filmato inedito girato a Rochernolles nell’anno 1964.

Per concludere la stagione, come ogni anno il sig. Domenico Pagnotto ha presentato una rassegna fotografica che documenta la stagione.
[Mirella Simiand]


ROCHEMOLLES AVRÀ UN OSSARIO NEL SUO CIMITERO

Dopo anni di dibattiti, ma soprattutto di richieste da parte dei nativi di Rochemolles, la scorsa settimana la Giunta ha approvato il progetto definitivo di cellette ossarie e cinerarie nel cimitero della frazione. Soddisfatti anche i promotori, nonché anime del progetto, il consigliere Roberta Allizond e l’assessore alle frazioni Michele Bertessa.

Si tratta di un piccolo fabbricato che verrà appoggiato ad angolo sul muro perimetrale occidentale del cimitero, senza apportare modifiche dell’esistente. Avrà un altezza di 2,35 m. per una lunghezza di 4x4 metri. Ospiterà 48 cellette, più una parte comune per coloro che non desiderano acquistare il loculo. Il costo complessivo dell’opera, che verrà realizzata in primavera appena le condizioni meteo lo consentiranno, ammonta a 52.000 Euro.
Attualmente chi deve riesumare i resti del corpo del proprio congiunto è costretto a portarli nel cimitero di Bardonecchia. Con questa opera i nativi potranno continuare a rimanere legati al proprio territorio anche dopo la riesumazione.

«Già nelle frazioni di Millaures e Melezet-Les Amauds è disponibile un ossario – ha sottolineato l’assessore Bertessa –, ma per entrambi i cimiteri, la loro capienza è ormai esaurita, quindi anche in questo caso l’amministrazione dovrà in futuro provvedere ad ampliare gli ossari». [L.M.]


LA FESTA PATRONALE DI S. PIETRO APOSTOLO

Domenica 27 giugno si è celebrata la festa patronale di S. Pietro Apostolo. Una bella giornata ha raccolto tanta gente nel paese che, da questa celebrazione, riprende un po’ la sua vita con le intense manifestazioni del periodo estivo.
La conclusione della Messa di S. Pietro.
Nell’atrio la Cantoria esegue “Signore delle cime”.
(foto: Pagnotto)
La Santa Messa è stata celebrata dal Parroco e la Cantoria di Sant’Ippolito di Bardonecchia ha svolto la parte musicale, diretta da Fabrizio Blandino e accompagnata alla tastiera da Stefania Balsamo: una esecuzione molto bella e apprezzata, anche per il numero dei cantori, un po’ sacrificati negli stretti spazi del coretto: anche da queste righe rinnoviamo il grazie più sentito.

È l’occasione in cui ritornano, almeno per un giorno, a Rochemolles le cose più preziose della nostra chiesa che sono custodite nel Museo d’arte sacra di Melezet: la croce processionale in argento del 1500 e la statua della Madonna, della stessa epoca, recentemente restaurata. Dopo la S. Messa si è svolta la tradizionale processione sino all’inizio del paese, con una buona partecipazione e le case ornate con segni di fede e di festa, in onore del Santo Patrono.

La strettoia di Millaures

L’ETERNO PROBLEMA DELLA STRETTOIA

La strettoia di Millaures – passaggio obbligato per chi, da Bardonecchia, vuole salire alla borgata Cianfuran o all’hotel Jafferau – è troppo pericolosa, e bisogna fare qualcosa, in vista dell’inizio imminente della stagione invernale. Lo chiedono un centinaio di persone, tra bardonecchiesi e villeggianti, che hanno fatto una petizione, affinché il Comune installi almeno un semaforo a senso alternato, e temporaneo, per evitare possibili incidenti.
La richiesta è stata già depositata in municipio, come spiega la portavoce della borgata Emma Orsi, residente da un paio d’anni a Cianfuran.
S. Claudio: la neve caduta dal tetto della Cappella...
 per fortuna era notte!Il tetto è stato poi completato
con i paraneve, a cura di Claudio Guiffre. (foto: A.M. Blanc)
«È necessario che il Comune installi un semaforo a senso alternato, temporaneo almeno per la stagione invernale e per il weekend.

Perché soprattutto nel fine settimana sono numerose le auto che salgono e scendono passando da questa strettoia, e disagi se ne creano spesso, nonché pericoli – afferma la Orsi – proprio sulla strettoia ci sono delle abitazioni, con anziani che scendono di casa, e quando passano le auto devono fare attenzione a non essere investiti, stando attaccati al muro. Bisogna fare qualcosa prima che sia troppo tardi, soprattutto ora che inizierà la stagione invernale, con l’arrivo di villeggianti e turisti».

GESTIONE ASSOMONT PER LO CHALET PIAN DEL COLLE

C’era aria di rinnovo nello Chalet Pian del Colle, sabato 12 dicembre, in occasione dell’apertura ufficiale delle piste di fondo, già ben innevate e ben battute. Da venerdì scorso,       ', infatti, la struttura, di proprietà comunale, è stata concessa in gestione al Consorzio Assomont. Con una convenzione siglata dai due enti, Assomont si è assunto il compito di gestire per 12 anni lo chalet, da anni purtroppo funzionante a mezzo servizio. Il canone pattuito è di 6.000 Euro l’anno, ma l’Assomont anticipa tre annualità impegnandosi ad eseguire dei lavori di ristrutturazione di cui necessita l’immobile.
Lo Chalet dispone di tre piani, se si considera anche il seminterrato. All’ingresso c’è un locale segreteria, un locale per eventuale bar e sala di relax, una stanzetta per noleggio sci e scarpe per il fondo. Al piano di sopra ancora un ampio salone, e nel seminterrato spogliatoi, servizi igienici e docce maschi e femmine. E all’esterno, garage per ricovero mezzi battipista.

25/09/11

Per non dimenticare - Gli anni di guerra


  Don Anselmo Tournoud,
  Parroco di Melezet dal 1920 al 1944,
negli anni tragici della guerra.
Èuna prerogativa delle persone di “una certa età” riandare con la mente al tempo passato. In questa occasione vorrei ricordare episodi di vita vissuta in parte per esperienza personale ma per lo più raccolti dalla viva voce di chi questi li aveva vissuti prima di me negli anni – neppur poi tanto lontani – Quaranta e Cinquanta del secolo passato.

In quegli anni l’acqua potabile non aveva ancora raggiunto l’interno delle case e per le necessità della famiglia e degli animali nelle stalle ci si doveva rifornire con i secchi alle fontane del paese. Le fontane servivano poi anche come punto di incontro per le donne del paese che qui si ritrovavano per lavare i panni nella parte attrezzata a lavatoio.

Anche gli animali necessitavano di acqua e così le donne, specialmente le più giovani, provvedevano alla bisogna riempiendo i secchi e trasportandoli con la “balance”, una specie di giogo da appoggiarsi alle spalle e dove i secchi venivano agganciati alle estremità. Lavoro estremamente pesante e difficoltoso, specialmente in inverno, quando alla base delle fontane si formavano lastre di ghiaccio.

“Trame preziose e reliquiari d’Oriente”

Notizie dal Museo

La mostra:

“Trame preziose e reliquiari d’Oriente”

Con il termine RELIQUIARIO si intende un contenitore di vario genere nel quale, attraverso i secoli, la Chiesa ha custodito alcuni particolari oggetti di devozione, tra cui, in primo luogo le RELIQUIE (dal latino reliquiae = resti) dei Martiri e dei Santi, una memoria fisica, la loro testimonianza viva; ma le reliquie non consistono solamente nei resti mortali dei Santi canonizzati o dei Beati, ma anche negli oggetti a loro collegati, come vesti, attrezzi da lavoro, strumenti delmartirio, che acquistano maggior valore quanto più sono stati a contatto con il Santo.
La locandina della Mostra. Grafico: Manuel Bosc.

Tutti i reliquiari utilizzati nelle chiese cattoliche devono portare il sigillo e l’autenticazione dell’autorità religiosa competente.
Inizialmente la Chiesa romana fu contraria alla traslazione e alla manomissione dei corpi dei Santi venerati nelle basiliche e, alla continua richiesta di frammenti dei corpi dei martiri rispose donando reliquie da contatto, cioè pezzi di stoffa venuti a contatto con le reliquie o bagnate nell’olio delle lampade che ardevano nei santuari.

Quando le basiliche cimiteriali – divenute insicure a causa delle incursioni barbariche e delle ruberie – furono abbandonate, le salme furono traslate e talvolta divise in più parti in modo da poter essere venerate in luoghi diversi.

Le più antiche reliquie nella storia della Chiesa furono quelle portate dalla Terra Santa da Elena, madre dell’imperatore Costantino I; esse consistevano in frammenti della Croce di Gesù e relativi chiodi e parti della scala del palazzo di Pilato.

FESTA “SCAPULAIRE” E DEDICAZIONE DEL MUSEO A DON MASSET

FESTA DELLO “SCAPULAIRE” (17 luglio 2010)

Un giovane don Masset sulla porta della
Cappella del Tabor
Come tradizione, anche quest’anno gli abitanti del Melezet, sabato 17, luglio hanno ricordato la “festa dello Scapulaire”. Festa di antichissime origini, istituita per rievocare l’istituzione della Confraternita dello Scapolare. La giornata è iniziata con la celebrazione della S. Messa ed è proseguita con i consueti festeggiamenti, accompagnati da numerose bancarelle artigianali, dall’aperitivo offerto dall’Assomont e dalla cena tipica.


La targa in ricordo di don Masset
 (foto: V. Nuvolone)
La “festa dello Scapulaire” è stata anche l’occasione per un evento speciale: l’intitola162 zione del Museo di Arte Religiosa Alpina a don Francesco Masset: don Masset, Parroco delle frazioni per decenni, fu pioniere della conservazione e del recupero dei nostri tesori artistici, che ancora oggi possiamo ammirare esposti in Museo. La passione per le sue origini e per l’artigianato locale gli hanno per fortuna suggerito l’idea di radunare in parrocchia i principali oggetti di arte sacra presenti nelle Cappelle, salvaguardando così il tutto da vandali e furti. Dedicare il Museo a don Masset è stato un gesto simbolico: un modo per dirgli “grazie” per quanto ha fatto per i nostri paesi e per la loro cultura.
Dopo la celebrazione della S. Messa, un numeroso gruppo, guidato da don Paolo Di Pascale e dal Direttore del Centro Culturale Diocesano, don Gianluca Popolla, si è recato alla Cappella del Carmine. Per l’occasione erano presenti anche alcuni familiari di don Masset. Dopo alcune sentite parole del nostro Parroco, di don Popolla e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Bardonecchia, si è proceduto alla collocazione sulla parete posta accanto all’ingresso di una targa a ricordo dell’evento.

Come tutti gli anni, la giornata di festa dedicata allo Scapulaire, ha permesso di avviare l’apertura estiva del Museo e di presentare la nuova mostra dedicata a “Trame preziose e reliquiari d’Oriente”.

Noi volontari vogliamo approfittare di questo spazio per ringraziare tutti coloro che nel tempo hanno visitato il Museo e seguito appassionatamente, anche con un pizzico di curiosità, tutte le iniziative fino ad ora portate avanti. [Vanda Nuvolone]

RICORDANDO... AL TABOR IL 16 LUGLIO 1943

RICORDANDO... AL TABOR IL 16 LUGLIO 1943

Parecchie volte, noi giovani di Millaures, abbiamo partecipato alla festa della Madonna del Tabor.
La prima fu nel 1943. Il giorno prima, dopo una dura giornata di lavoro per finire di mietere un campo di segala o raccogliere il fieno, avendo avuto il permesso dai nostri genitori, ci siamo incamminati verso il Melezet dove ci siamo uniti alla processione che è partita cantando (a squarcia gola) dalla chiesa parrocchiale e si è fermata davanti alla Cappella del Carmine per la prima tappa di preghiera prima di proseguire.
Fino al Pian del Colle ci hanno accompagnato anche alcuni abitanti di Melezet che, per motivi vari, dovevano ritornare a casa: ci sarebbero venuti incontro, cantando in processione, nel pomeriggio del giorno seguente al nostro ritorno. Sarà una gara tra le due processioni a chi canterà più forte.
A Valle Stretta, dopo aver dormito qualche ora in un fienile, il suono della campana ci svegliava molto presto e siamo partiti, cantando e pregando, verso il Tabor, senza aver bevuto neanche un sorso d’acqua perché volevamo ricevere la Comunione in vetta. Qualche anno dopo don Masset, il Parroco di Melezet, ci dirà che, essendo la Valle Stretta divenuta territorio francese, si poteva bere acqua che non avrebbe rotto il digiuno eucaristico imposto dalla mezzanotte.
Durante il lungo e faticoso percorso si sostava, per pregare e riposare un po’, vicino alle numerose croci della via Crucis che segnano il sentiero.
Dopo la S. Messa si scendeva quasi subito, anche per il freddo che in vetta è sempre presente. Noi giovani scendevamo scivolando sulla neve per fermarci con tutti gli altri al Pian del Desinare a riposare e ristorarci vicino alle numerose sorgenti con le cose buone portate da casa.
Quell’anno hanno partecipato: Giuseppina Vallory, Renato Guiffre, Emma Allizond, Ernesto Gleise, Adele Allemand, Augusta Gleise, Mario Agnes, Ernesto Allemand, Giulio Vachet (di Melezet che sposerà Emma Allizond), Olga Costa Laia, Anita Allemand, Simona Heoud, Maria Savi di Susa, Giovanni Guiffre.
[Augusta Gleise]

24 Agosto - La festa di san Bartolomeo al Vernet


24 agosto 2011: è un giorno di sole, il cielo è nitido, non sembra che l’estate, qui in montagna, volga ormai verso la conclusione, come le vacanze. Oggi ricorre la festa di san Bartolomeo e la comunità parrocchiale ha programmato la processione al Vernet. L’appuntamento è davanti alla chiesa di sant’Ippolito alle otto del mattino, ma per risparmiare un po’ di cammino, in previsione della salita impegnativa, vado direttamente al ponte vicino all’inizio del sentiero e mi unisco agli altri fedeli che sopraggiungono. Qui prende forma la processione guidata dal giovane sacerdote polacco che nei mesi estivi aiuta don Franco nelle celebrazioni religiose. Vedo con piacere persone di tutte le età, anche dei bambini, già svegli e vispi a quell’ora, pronti per un’esperienza insolita. Dopo la meditazione del primo mistero glorioso, iniziamo i nostri passi in salita, ritmati sulla recita del rosario.  


05/09/11

L’ERMELLINO... QUESTO SCONOSCIUTO


Lo sguardo furbo e curioso
dell’ermellino tutto bianco
d’inverno. (foto: P. Marre)
Avere una passione e poterla coltivare, può essere molto stimolante e dare grandi soddisfazioni. La passione di Paolo Marre, nato e cresciuto a Les Arnauds, sono le sue montagne e la fauna che le popola ed il suo grande obbiettivo è scoprire le abitudini degli animali selvatici e riuscire ad immortalarli nel loro ambiente naturale con la sua macchina fotografica. «La fotografia mi offre una grande opportunità: poter portare a casa e condividere con agli altri le emozioni che provo dinanzi a loro... ma ad una precisa condizione:

non spaventarli. Nei miei scatti non voglio leggere paura né tensione nei loro occhi. Quando riesco ad avvicinarli e a fotografarli senza disturbarli, senza che quasi si accorgano della mia presenza, allora ho raggiunto il mio obbiettivo: sono entrato in casa loro... in punta di piedi...».

Tra i suoi soggetti preferiti c’è sicuramente il cervo, in autunno il periodo del bramito offre momenti unici ed affascinanti, ma tutti gli ungulati selvatici posso riservare sorprendenti incontri. E che dire dell’avifauna? Dai piccoli e variopinti uccellini che ad un occhio poco attento possono passare inosservati ai maestosi rapaci. Non bisogna poi dimenticare i nuovi arrivati, quegli animali che da almeno un secolo erano scomparsi dalle nostre montagne ed oggi grazie ad importanti progetti di tutela o di reintroduzione sono ritornati: il lupo (tornato da solo risalendo l’Appennino dove la popolazione non si è mai estinta), il gipeto, lo stambecco...




Negli ultimi tempi, l’animale che più lo ha incuriosito, quello che più lo appassiona nella ricerca e nei fugaci incontri, è l’ermellino... questo sconosciuto. Un animale che vive in ambienti talmente estremi da essere decisamente poco studiato e poco conosciuto, e così la sfida è ancora più avvincente: scoprire da solo le sue abitudini e le sue peculiarità, dove incontrarlo e come avvicinarlo. Bello e spietato, l’ermellino è un piccolo, agilissimo predatore capace di muoversi con destrezza tra le rocce e sulla neve. Il colore mimetico e la velocità con cui si sposta lo rendono particolarmente temibile per i piccoli animali e difficilmente avvistabile dall’uomo. È lungo non più di 20-25 cm. coda compresa, il corpo è affusolato. La sua caratteristica principale è quella di cambiare il colore della pelliccia di stagione in stagione. In estate, è bruno rossastro nella parte superiore del corpo e bianco nella parte inferiore, con sfumature giallastre. I giovani hanno il dorso più scuro e la pancia di un bianco candido. È molto simile alla donnola, da cui si distingue per le dimensioni inferiori e per il ciuffo nero all’estremità della coda.

L’ermellino ha dei riflessi folgoranti ed è in grado di cacciare prede di dimensioni superiori alla sua taglia. Avendo un metabolismo basale molto elevato, da due a tre volte quello degli altri mammiferi (rispetto al suo peso), consuma giornalmente la metà del proprio peso in nuove prede. È un predatore molto attivo, dal carattere contrastante. Rapido e furtivo mentre caccia, difficilissimo da avvistare (e da inquadrare), in altri momenti è curioso e spavaldo e ce lo si ritrova tra i piedi (anche quando è troppo vicino è difficile da fotografare!) e magari si riesce ad immortalarlo mentre sale, circospetto, sullo zaino!!! [SM]

CONCERTO D’ALTURA E FESTEGGIAMENTI A LIVIO BERRUTI

Come sempre il concerto d’altura, promosso dal Cus Torino, ha riscosso domenica al Pian del Sole uno strepitoso successo. Più di cinquemila persone hanno applaudito con forza il Maestro Ovidiu Balan alla direzione dell’Orchestra Balkan Festival, che ha eseguito per un’ora e mezza numerosissimi brani classici spaziando da Verdi a Dvorak, da Puccini a Strauss.

Ospite illustre della manifestazione Livio Berruti, oro olimpico 1960 a Roma, e record mondiale per i mitici 200 metri in 20”5. Di fronte all’affollato auditorium all’aperto è stato ricordato e festeggiato da Riccardo D’Elicio, presidente del Cus Torino, affiancato dai Rettori degli atenei torinesi, dal Sindaco Francesco Avato e dall’assessore alla cultura Roberto Canu. «Non mi rendo conto di quanto tempo è passato – ha sottolineato Berruti –, mi sembra ieri. Ricordo che i miei più grandi sfidanti erano sempre francesi, ma li ho sempre battuti». Nel rievocare con nostalgia quei tempi lontani, l’ex olimpionico ha espresso qualche considerazione sull’odierna atletica: «Oggi in atletica tutto è programmato. C’è troppa tecnologia. Fondamentale è la figura del medico. L’atleta, come singolo, non conta più, è avvolto in un ingranaggio. Cinquant’anni fa si offriva una vera emozione allo spettatore. C’era entusiasmo e passione nell’atleta. Lo spettatore viveva le nostre stesse tensioni, eravamo un’unica entità. Ma tutto è cambiato. Lo sport in genere è diventato tecnologico. Anche i bambini che si avvicinano ad uno sport diventano presto delle macchine. E questo mi dispiace. Lo sport dovrebbe essere ancora considerato un’attività fisica, un’attività per i muscoli, un’attività che fa bene alla salute. A volte vedo bambini costretti dai genitori a svolgere una disciplina, magari non sono nemmeno portati. Trascinati sui campi di calcio o sulle piste di sci. Ma i loro figli devono vincere a tutti i costi, devono diventare qualcuno, ma poi perché? Perché non sono riusciti loro quando erano giovani?». [L.M.]

LA FESTA PATRONALE DI S. ANTONIO ABATE

Lunedì 17 gennaio 2011 Melezet ha celebrato il suo patrono, Sant’Antonio Abate. Come sempre, centro della giornata è stata la S. Messa solenne presieduta dal rev. don Pierluigi Cordola, Arciprete di Bussoleno, e concelebrata da don Fiorentino Vair, Parroco di Sauze d’Oulx, dai salesiani don Michele e don Giorgio e con il diacono Armando Lazzarin. La chiesa era stata ben preparata ad opera delle solerti signore che curano la casa di Dio tutto l’anno e dall’impegno costante e amoroso del sig. Vittorio Massignan. Nel primo banco era il Sindaco Francesco Avato, in fascia tricolore,con gli Assessori Bertessa e Franceschini e la dott.ssa Elsa Begnis, presidente dell’Assomont.

La Corale di S. Ippolito di Bardonecchia è venuta anche quest’anno a dare solennità alla celebrazione: accompagnata all’armonium dal Parroco ha eseguito brani adatti e la Messa “De Angelis”, che un tempo risuonava tutte le domeniche nelle nostre chiese.

Il celebrante, don Pierluigi, con parola chiara ed efficace ha raccolto insegnamenti dalla vita del Santo, soprattutto il fatto che, mentre lui ricercava la solitudine, tanti lo cercavano, attratti dal suo esempio di santità, validoanche per noi, a tanti secoli di distanza.

Dopo la celebrazione in chiesa, c’è stata la festa al forno, dove il bravo pizzaiolo Amadie ha sfornato gustose pizze e dove molti si sono ancora ritrovati per un momento di fraternità e di gioia.

NUOVO ANNO CON SIMONE DEL SAVIO

LA LIRICA BRINDA AL NUOVO ANNO AL PALAZZO DELLE FESTE, CON SIMONE DEL SAVIO

Tanta musica al Palazzo delle Feste per brindare al nuovo anno. Il 2 gennaio, alle ore 21, la compagnia Alfa Folies di Augusto Grilli porta in scena l’operetta “Il Pipistrello” di Johann Strauss. Rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1874, dopo due anni contava già oltre 164 cento repliche. Oggi, insieme a “La vedova allegra”, è l’operetta più applaudita al mondo.

“Fiocchi d’opera” è lo spettacolo proposto per il 3 gennaio, sempre alle 21. Una serata all’insegna della voce e dell’opera lirica. Prestigiosi cantanti si sono esibiti in arie, duetti e pezzi d’assieme, con brani di W. A. Mozart, Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti, Giacomo Puccini e Giuseppe Verdi. Gli interpreti – Diana Mian soprano, Enrico Iviglia tenore, Simone Del Savio baritono e Carlo Malinvemo basso – sono tutti artisti di respiro internazionale che hanno calcato i palchi dei più noti teatri italiani tra i quali il Regio di Torino, la Scala di Milano e La Fenice di Venezia. Accompagnati al pianoforte dal M° Paolo Grosa, collaboratore da diversi anni, con l’Arena di Verona e il Teatro Carlo Felice di Genova come maestro accompagnatore e maestro di palcoscenico.

Per il pubblico bardonecchiese è stata una gran gioia poter applaudire un proprio concittadino. Simone Del Savio, infatti, è originario di Melezet. Ha al suo attivo un’incredibile ascesa verso il successo, non solo ha cantato negli storici teatri della vecchia Europa, ma anche negli Stati Uniti sotto la direzione del Maestro Abbado.

La serata è stata introdotta dal suo Maestro Valter Carignano, noto baritono ed insegnante di canto. [L.M.]