26/09/11

150 METRI CUBI DI MASSI CICLOPICI

PARROCCHIA S. ANTONIO ABATE · MELEZET
150 METRI CUBI DI MASSI CICLOPICI PIOMBANO SULLA STRADA PROVINCIALE DI MELEZET


La frana del Melezet: i massi hanno distrutto il vecchio ristorante della Scala.
Centocinquanta metri cubi di massi ciclopici sono piombati sulla strada provinciale di Melezet venerdì 21 maggio 2010, tra le 19 e le 20,30. Una tragedia sfiorata: in quel momento non transitava nessuno. La violenza è stata inaudita. I massi rotolati sulla strada e dintorni si sono staccati da una vasta porzione di roccia, sita molto in alto tra le rocce del Rouas e la cava di gesso. Naturalmente scendendo così rovinosamente hanno tranciato di netto tutte le potenti reti di protezione, sistemate nel 2006 nel corso di lavori di contenimento su un lungo tratto che costeggia la strada.
Oltre che sull’asfalto, un masso ha sfondato una parete dello chalet La Scala, ex ristorante da anni abbandonato, e alcuni di grossa portata si trovano ora sul cortile del nuovo residence, appena costruito al posto dell’hotel Imperia.

Gli appartamenti del residence, già tutti venduti, venerdì sera fortunatamente erano disabitati, come succede normalmente in questa bassa stagione. Alcuni massi hanno spezzato anche le belle staccionate in legno che delimitano il giardino.

Sul posto sono intervenuti immediatamente tutte le Forze dell’Ordine, il Soccorso Alpino, il Consorzio Forestale di Oulx ed il Sindaco Francesco Avato, che ancora scosso ha preso atto dell’improvviso fenomeno naturale: «È un miracolo che non ci siano stati danni alle persone e case. Tutto potrà essere rimediato, anche se ci vorrà tempo».

Per intanto il Sindaco ha subito emesso un’ordinanza per la non percorribilità del tratto stradale e per la non abitabilità del residence. La strada in questione è anche un collegamento transfrontaliero. Infatti non solo è un accesso per Valle Stretta, già in territorio francese, ma collega, attraverso il Colle della Scala, attualmente aperto, il vicino Delfinato. La Valle Stretta per ora potrà essere raggiunta solo transitando dal Monginevro o da Briançon.

Naturalmente tutta la zona interessata dalla frana è stata transennata, con divieto assoluto di transitare. Secondo i geologi ci sono ancora altri 150 mc. di massi in bilico.

Ma com’è potuto accadere un evento del genere senza fenomeni temporaleschi in corso? «Si tratta di rocce dolomie miste a calcaree – sottolineano il geologo Zeno Vangelisti ed il direttore del Consorzio Forestale Alberto Dotta –, non sono friabili, ma probabilmente il grande gelo di quest’inverno e il caldo scoppiato improvvisamente in questi due giorni hanno creato le condizioni favo revoli per un cedimento.

Già nel 1987 e nel 2000 erano scesi dei massi, qualcuno era persino arrivato alla chiesetta Sacre Coeur».
«Senza dubbio – ha aggiunto l’assessore Salvatore Sergi, – tutto il lavoro di contenimento, eseguito nel 2006, è stato molto utile, perché ha protetto comunque le abitazioni, ma la violenza della frana è stata inimmaginabile».

«È un fenomeno assolutamente naturale – ha spiegato il ricercatore del CNR (istituto di protezione idrogeologica) Domenico Tropeano – non dobbiamo demonizzare la montagna. Analizziamo il fatto da un punto di vista geologico ovvero con fenomeni che ciclicamente si ripresentano, generalmente ogni decennio. La conca di Bardonecchia si trova su un asse N45°E che separa due tipi di rocce percettibilmente in movimento di pochi millimetri all’anno. Ricordo la frana del 1971, quasi nello stesso luogo, nel 2001 in località Les Aies sotto Rochemolles: non essendoci case o sentieri o strade non ha destato scalpore, ma posso portare altri esempi come quella di Exilles, l’anno scorso, o quella di Cesana. La montagna geologicamente parlando è in movimento. Il crollo cui abbiamo assistito si è manifestato in maniera ciclopica, perché i massi staccatisi dalla parte di roccia scendendo hanno acquistato energia cinetica, travolgendo numerosi alberi, e trovando solo le reti di protezione ed un piccolo vallo prima della strada hanno interrotto la loro corsa sulla strada».

Molti abitanti di Melezet e non solo, durante il weekend, si sono assiepati sul parcheggio degli impianti di sci per osservare e commentare l’accaduto. Tra loro ci sono molti anziani che ricordano che in passato tutti sapevano che quella era una frana storica. Già nei secoli scorsi, e si parla del Quattrocento, il centro abitato di Melezet, costruito allora sul Pian del Colle, causa un’inondazione del Rio Gorgia, si era trasferito molto più a valle della frana, già nota per i rischi. [Luisa Maletto]


A MELEZET UN PONTE BAILEY PER RIATTIVARE LA VIABILITÀ INTERNAZIONALE...

Con sabato 7 agosto si è chiusa una disagevole situazione viaria, creata dalla rovinosa frana del 21 maggio scorso, caduta sulla provinciale di Melezet, interrompendo il collegamento internazionale verso la Francia, attraverso il Colle della Scala. La mattina del 7, infatti, prima delle grandi ferie agostane è stato inaugurato un ponte Bailey, già più volte citato in questi ultimi due mesi. Una struttura in ferro appoggiata sulle due sponde del torrente Melezet, che dai parcheggi degli impianti sciistici permette alle auto di ritornare sulla strada provinciale, lasciando per ora intransitabile solo più il tratto sconquassato dalla frana.

Grazie al grande dispiegamento di forze, attivate da subito, dalla Provincia di Torino in collaborazione con il Comune di Bardonecchia, compatibilmente con la tempistica burocratica, da circa tre settimane la circolazione veicolare è più scorrevole. Si sono conclusi così per il momento i lavori di ripristino più urgenti, iniziati con la realizzazione della piccola tangenziale a monte di Melezet che dal 9 luglio scorso ha eliminato il traffico nel centro della frazione.

Ad inaugurare il ponte è intervenuto il Sindaco Francesco Avato, affiancato dall’intera Giunta Comunale, che dopo la benedizione del Parroco di Melezet, don Paolo Di Pascale, ha espresso un pensiero di ringraziamento per la celerità del lavoro: «Grazie alla collaborazione di molte persone siamo riusciti, in tempi abbastanza brevi, a rimediare al grave disagio. Un elogio va alla ditta Grimaldi che, dopo il via libera delle autorizzazioni, ha     ', lavorato giorno e notte per la messa in opera di questo ponte, per la cui installazione è stata necessaria anche la conoscenza di specifiche tecniche». [L.M.]