29/11/11

Gli effetti delle guerre di religione nell'alta Valsusa

Gli effetti delle guerre di religione nell'alta Valsusa e nel
Brianzonese.
(a cura di Guido Ambrois)

Premessa:

La seconda metà del secolo XVI vede nelle nostre valli un inasprirsi delle lotte a sfondo religioso, già presenti nel secolo precedente. Alle motivazioni tese a scongiurare il diffondersi delle eresie, s'intersecano moventi politici ed economici. La religione, come sovente accade, diventa così una comoda giustificazione per nascondere fini ben più prosaici.
In Francia si erano formati due schieramenti contrapposti, protestanti e cattolici, che si fronteggiavano per conquistare il potere e per una diversa visione politica a livello sia nazionale che internazionale. L'alta Valsusa ed il Pragelatese, appartenenti al Delfinato e dal 1349 appannaggio del primogenito del re di Francia, sono coinvolte nelle dispute tra cattolici ed ugonotti ma la situazione della nostra zona, al confine col ducato sabaudo, è resa maggiormente difficile perché nel conflitto s'intersecano ragioni di stato tra Francia e Casa Savoia. Il partito cattolico francese ha interesse ad avere l'appoggio sabaudo ma ne teme l'occupazione militare, mentre i Savoia mirano ad indebolire quella parte del Delfinato verso l'Italia, con la speranza di annetterlo. All'accordo tra Filippo II di Spagna ed Enrico II di Francia per por fine al movimento protestante, aderisce anche Emanuele Filiberto inviando nei suoi territori una spedizione punitiva al comando del conte Truchetti (1560).

Da parte francese si progetta, con una compagnia di duecento uomini, un'analoga operazione contro i valdesi, per chiuderli in una morsa. La morte del re di Francia provoca l'annullamento della spedizione francese. L'impresa militare piemontese vede la sua conclusione nel 1561 con il trattato di Cavour che concede la tolleranza religiosa ai Valdesi. Con l'editto di San Germano nel 1561 anche in Francia si sancisce la libertà religiosa. Continuano tuttavia gli scontri tra cattolici e protestanti. Il massacro a Wassy di un'assemblea ugonotta per opera di Francesco Guisa, scatena le guerre di religione che durante un trentennio (1562-1590) coinvolgono anche il Delfinato. Le contese sono suddivise dagli storici in otto periodi:
prima guerra dal 1562 al 1563
seconda guerra dal 1567 al 1568
terza guerra dal 1568 al 1570
quarta guerra dal 1572 al 1573
quinta guerra dal 1574 al 1576
sesta guerra gennaio - settembre 1577
settima guerra febbraio - novembre 1580
ottava guerra dal 1585 al 1589



Solo la seconda, la quarta e la sesta non coinvolgono direttamente le nostre zone ed il Brianzonese.
Per la descrizione delle vicende ci si avvale di manoscritti dell'epoca che riportano i fatti ed in particolare di:
Besson, notaio d'Oulx; Bompard, di Cesana; La Cazette, archivio della famiglia Odiard des Ambrois; Lorenzo Gally, notaio d'Oulx; canonico Ugo de Peralda, vicario generale della Prevostura d'Oulx;
Le due figure che emergono e che influenzano direttamente la storia del periodo sono il La Cazette, condottiero cattolico, ed il Lesdiguières, che guida le schiere dei protestanti.
Giovanni Luigi Arlaud nasce ad Oulx verso il 1520. Assume il nome "La Cazette" da un possedimento in Oulx nelle vicinanze della confluenza della Dora di Cesana con quella di Bardonecchia. Giovanissimo abbraccia la carriera militare distinguendosi ripetutamente nelle campagne sia in Piemonte che in Francia. All'inizio del 1562 Carlo IX e la regina Caterina de Medici lo convocano e gli ordinano di recarsi nel Delfinato agli ordini del Mougiron, luogotenente dei Delfinato. Questi lo invia ad Oulx per costituire dieci compagnie di fanti e tenersi pronto per ogni eventualità. Si sta infatti delineando il conflitto tra ugonotti e cattolici. Emanuele Filiberto, nella sua veste di delegato dell'imperatore, lo crea nobile il 12 dicembre 1567. Il fatto che tale onorificenza gli pervenga da un suo ex avversario e non dal re di Francia crea dubbi ed illazioni utilizzati poi come giustificazione del suo assassinio. E' ucciso per ordine del Lesdiguières il 15 luglio 1590.
Francois de Bonne, imparentato col Du Gua e futuro connestabile Duca di Lesdiguières, succede al Montbrun quando questi è fatto prigioniero. Svolge un ruolo di primo piano come antagonista del La Cazette e riesce a rappacificare il territorio. Per interessi di carriera presso la corte d'Enrico IV, nel 1622 diventa cattolico; muore nel 1626.

Le origini dei dissidi.

La setta dei Poveri, detta poi dei Valdesi, è fondata da Valdo a Lione nel 1174. Il Vescovo della città emette su di essa una condanna. A seguito di questo provvedimento Valdo ed i suoi seguaci sono espulsi dal territorio urbano e si disperdono nella Francia meridionale. Il valdismo incomincia a diffondersi per opera di predicatori itineranti: i "barbi".
Il Concilio Laterano III (1179) non prende provvedimenti nei riguardi dei Valdesi, che si erano recati a Roma per essere riconosciuti come predicatori della Parola. La condanna da parte della Chiesa è pronunciata nel 1184 (Concilio di Verona). Nello stesso Concilio il Papa Lucio III stabilisce l'obbligo dei Vescovi di ricercare gli eretici. Nel 1208 Papa Innocenzo III bandisce una crociata contro i Valdesi
ed i Catari. Ne seguono in Provenza stragi, devastazioni e rapine durate circa un ventennio. Piccoli gruppi di superstiti si rifugiano nelle Alpi del Delfinato e nelle valli del Pellice e del Chisone formando un nucleo di religione valdese. La tesi dell'insediamento dei profughi non è condivisa dal Pastore Giorgio Tourn, il quale pensa che: "i valdesi alpini sono da ritenersi oriundi della valle convertiti da esponenti del movimento ...". Nel 1215 il Concilio Lateranense IV ribadisce le sanzioni contro gli eretici. In alta Val Susa agli inizi del millennio la struttura religiosa più importante è la Prevostura di Oulx. Nella località ancor oggi nota come "abbazia" sorgeva una chiesa dedicata a San
Lorenzo, caduta in rovina ai tempi dei saraceni. Avendo ritrovate in essa le reliquie di San Giusto, nel 1025 si decide di ripararla. I lavori terminano nel 1053. Intorno al 1045 un prete d'Oulx, di nome Geraldo Caprerius, costruisce, attiguo alla chiesa, una specie d'eremitaggio dove vive assieme ad altri compagni. Di questi si conoscono alcuni nomi: Olderico, Aicardo, Martino, Nantelmo, Gualtiero, Armano e Guarnero. Essi costituiscono il primo nucleo della congregazione.
Il primo a fare donazioni al gruppo di religiosi è Ponzio, signore di Bardonecchia, assieme alla moglie Ermensenda ed al figlio Pietro.
L'atto, non datato ma risalente intorno al 1050, è riportato nel "Ulciensis Ecclesiae Cartarium".
"Io, Ponce de Bardonnèche, rilascio e do alla chiesa di San Lorenzo in Oulx, quanto mio padre Witbaldo e i suoi uomini ebbero per lui...".
Ponzio dona a Geraldo ed Ulrico ed ai loro compagni le chiese di San Lorenzo e di Santa Maria nel borgo d'Oulx con tutti i loro beni, che per San Lorenzo erano molto vasti, attribuendo loro anche le decime a lui pertinenti delle parrocchie comprese tra il Monginevro ed il ponte sul Galambra ad Exilles e dalla parrocchia di Savoulx (Sancto Gorgonio) al colle di Pragelato ("in fines de Monte Genevo usque ad pontem Galambre qui vocatur Exilles ... et in fines de Sancto Gorgonio usque ad colles de Prada Gelada").
La comunità religiosa riceve nel 1065 con la "Bulla Major" del Vescovo di Torino Cuniberto, l'approvazione canonica col nome di "San Lorenzo de Plebe Martyrum" e l'appartenenza all'ordine dei Canonici Regolari Lateranensi sotto la regola di Sant'Agostino. La bolla, dopo aver attribuito lo stato di abbandono ("desertus") di quelle terre ad "incuria et negligentia" dovute alle "persecutionem et desolationem paganorum" (saraceni), reca la motivazione "viatorium immensae necessitati compatientes". Cuniberto cede al Prevosto d'Oulx, oltre alle decime, le offerte ed i diritti di quarantun chiese in alta e bassa Val Susa, ed anche "ecclesiam de Pratogelato...de Uxellis, de Fenestrellis, de Mentullis". Al Prevosto è attribuita la giurisdizione episcopale su tutta la Valsusa, sino alle Chiuse, e sulla valle di Pragelato sino a Mentoulles. Le donazioni sono confermate dai successori di Cuniberto: Guiberto I (1098), Carlo I (1117), Bosone (1120).
Nel manoscritto Bompard si legge:"I redditi della parrochia di San Giovanni Battista in Cesana erano proprietà del nobile signore Ponzio di Bardonecchia che possedeva inoltre le decime ed altre sovvenzioni delle chiese di queste valli fino ad Exilles e nel Brianzonese fino al Monestier (monasterium) . I sopra detti signori di Bardonecchia furono juspatroni della chiesa di Cesana fino all'anno 1103 in cui il vescovo di Torino Guiberto definitivamente ne diede possessione all'abbadia di Oulx salvi i diritti del cappellano Arnulso nipote del Ponzio per tutto il tempo della sua vita. "
Nel 1295, il Prevosto d'Oulx Lantelmo concede ai Priori di Mentoulles di risiedere nella casa madre essendo divenuto problematico il soggiorno in loco "propter guerram pericula". Il Priore entra così a far parte del Capitolo d'Oulx col ruolo di "pindaciarius" (economo), pur continuando a godere dei benefici Priorato.
Sovente la valle di Pragelato, dal punto di vista religioso, è trascurata sia per la lontananza dai centri episcopali (Torino, Embrun) sia per la progressiva decadenza della Prevostura d'Oulx. Spesso i titolari delle parrocchie non vi risiedono e si fanno sostituire da vicari, non sempre all'altezza del compito loro affidato. In altri casi le parrocchie risultano vacanti, come a Mentoulles dove nel 1326 è parroco Lantelmo di Bardonecchia ma poi non risulta più nessuno fino a Benedetto Anan nel 1484.
Tutto ciò favorisce la diffusione praticamente totale del movimento valdese nel Pragelatese. Nel 1403 San Vincenzo Ferreri scrive al Maestro Generale dei Domenicani, riferendosi agli abitanti delle valli del Chisone:
"Ho trovato la causa in essi specialmente di eresie e di errori, l'assenza di predicazione. Infatti come veramente ho capito da quegli abitanti, erano passati trent'anni che nessuno aveva loro predicato, se non i Valdesi". Anche nella valle di Susa, sia pur in misura minore, si formano gruppi di religione valdese. Il centro di maggior radicamento è Chiomonte seguito da Salbertrand e Fenils, ma in quasi tutte le altre comunità vi sono gruppi di riformati. Il contrasto tra cattolici e valdesi condurrà presto a scontri armati.
Nel 1231 il Papa Gregorio IX, con la bolla "Excomunicamus" assegna il compito di combattere le eresie a giudici nominati da Lui stesso.
L'incarico è dapprima affidato a membri dell'Ordine Cistercense, poi a frati Francescani e Domenicani. I religiosi sono affiancati dal potere civile per la detenzione, il processo e l'eventuale esecuzione delle condanne. Se l'eretico si convertiva durante gli interrogatori veniva perdonato e gli si infliggevano penitenze come recite di preghiere per un certo periodo di tempo, pellegrinaggi, offerte per i poveri. In caso contrario era affidato ai giudici dei tribunali civili le cui condanne variavano dalla detenzione per un certo periodo, alla fustigazione pubblica, alla confisca dei beni sino, per i casi più gravi, alla pena di morte. Nel 1348, il Delfino ordina ai balivi di Briançon e d'Embrun di prestar aiuto per scacciare i Valdesi. Tra coloro che nel 1353 fanno venire al loro cospetto sette Valdesi, lasciandoli in libertà dopo l'abiura e la penitenza d'uso, figura Bardovino de Bardonnèche.
L'inquisizione agisce più duramente sia nel 1384, provocando fughe d'abitanti ed una crisi economico-sociale durata decenni, sia nel secolo seguente quando il delegato del Papa Cattaneo condanna all'esilio centinaia d'abitanti. A Briançon sono giudici inquisitori Pietro Fabri, appartenente all'Ordine dei Minori, e Claudio Tholosan di Cesana. Continua l'azione contro gli eretici di Bardonecchia, Cesana, Oulx, Exilles ... . Nel 1435 Simone Olivet, di Bardonecchia, abiura dinnanzi a Claudio Tholosan.
Il 27 aprile 1487 il Pontefice proclama un'altra crociata contro i Valdesi. A seguito di ciò l'arcivescovo di Embrun nel settembre dello stesso anno intima ai Valdesi della sua diocesi di abiurare concedendo loro un anno di tempo. Il 5 marzo 1489 (secondo altre fonti l'otto marzo 1488) a Grenoble si radunano ottomila uomini, agli ordini di De la Palu, che giungono a Cesana il 16 marzo. Ad essi si uniscono vari
signori locali tra cui Eleazaro ed Ippolito de Bardonnèche e Giovanni de Nevache. Da Cesana marciano su Pragelato dove si scontrano coi Valdesi; i prigionieri sono condotti a Mentoulles e coloro che non abiurano sono uccisi. L'ultima crociata medioevale non raggiunge però lo scopo di annientare la religione valdese.
Proseguono i decreti e le azioni contro gli eretici. Nel 1492 Pietro di Jacopo, detto "barba Jean", proveniente dalla comunità di Spoleto e vissuto per un certo tempo al Vallon, a Névache ed a Bardonecchia, è arrestato mentre tenta di recarsi a Pinerolo; non si conosce la sua sorte. Nel 1495 sono condannati a morte ad Oulx, alla presenza di Carlo VIII che scendeva in Italia, due "barba": Martino e Giovanni.
Nel 1514 Antonio d'Estaing, vescovo di Angouleme, è inviato a Bardonecchia, in compagnia di Guglielmo Coste, vicario generale della Prevostura d'Oulx e di tre avvocati: Luigi di Varenne, Luigi Jacob e Stefano Binet. Il 5 aprile, all'uscita dalla Messa, viene pubblicato un decreto davanti alla Chiesa, con l'approvazione dei cosignori: Ozias, Gabriele e Spirito de Bardonnèche, Luigi e Gabriele di Nevache, Claudio Ambrois, Claudio e Gabriele Morel. Si stabilisce che tutti i capi famiglia devono segnalare al Parroco, Oronzo de Bardet, coloro che nella propria famiglia o tra i domestici praticano la religione valdese. Il Parroco a sua volta deve inviare la segnalazione al Prevosto d'Oulx che la trasmette al magistrato per il giudizio secondo il diritto e l'uso dei tempi. Coloro che abiurano sono sottoposti all'obbligo di portare sul petto e sulla schiena una croce di colore diverso dal vestito: "signa super vestem".

Le guerre di religione.

Il Sinodo valdese di Chamforan del 1532, cui partecipa anche Roberto Olivetan cugino di Calvino, decide di aderire alla Riforma protestante, sancendo la definitiva separazione dalla Chiesa Romana e riorganizzando il movimento secondo il modello delle Chiese Riformate. Perseguitati dal governo francese, nel 1540 e nel 1545 parecchi Valdesi sono uccisi in Provenza. Nel 1559 la predicazione della
Religione Riformata e le cerimonie religiose, dapprima clandestine, divengono pubbliche: nella val Chisone sono occupate le case delle confraternite dello Spirito Santo e le chiese scacciandone i parroci. Il 4 agosto il priore di Mentoulles presenta una supplica al governatore del Delfinato ed al Parlamento di Grenoble (organo giudiziario) segnalando il fatto. La reazione è immediata ma inefficace.
Agli inizi della lotta, mentre nel pragelatese l'adesione alla dottrina di Valdo è praticamente totale, in alta valle la presenza riformata è meno preminente. Bardonecchia, Oulx e la piazzaforte di Exilles, pur con l'esistenza nuclei riformati, sono saldamente in mano cattolica. Gli ugonotti risultano presenti nella valle di Cesana ma non in misura preponderante rispetto ai cattolici. La loro sopravvivenza è legata alla possibilità di rapidi soccorsi da Pragelato. A Salbertrand la comunità valdese è in rapida crescita mentre Chiomonte si connota come il centro di maggior radicamento della riforma. Ad essa aderiscono il giudice, il castellano e la maggioranza dei notai e mercanti, appoggiati dai valdesi di Mattie, Meana e della valle di Pragelato, attraverso il colle delle Finestre.
Il 1562 vede il concentrarsi nel basso Delfinato e nel Pragelato di un notevole schieramento ugonotto agli ordini del barone Claudio Beaumont des Andrets, al cui comando succederanno poi il Montbrun ed il Lesdiguières. Il presidio cattolico, capitanato dal La Cazette, ha il suo fulcro ad Embrun e Briançon. L'alta valle di Susa è terreno di scontri particolarmente cruenti tra le due fazioni, con fatti di
sangue, distruzioni e violenze. Il barone des Andrets si segnala per la brutalità dei suoi uomini, con saccheggi ed abbattimenti di chiese e conventi, ma l'atteggiamento delle forze cattoliche non è molto diverso. Il des Andrets vieta la pratica del culto cattolico a tutti gli abitanti della val Chisone, pena l'esilio e la confisca dei beni, obbligandoli nello stesso tempo di seguire i riti protestanti. Ordina di battezzare, comunicarsi, celebrare matrimoni col rito riformato. Chiede la consegna immediata di "images, croix, calices, linges" ed ogni altro paramento sacro "sur peyne de corps e de mort". Vieta le danze, pubbliche e private, ed abolisce le Confraternite. Impone a tutte le persone atte alla guerra di riunirsi a Fenestrelle con le proprie armi a scanso "d'estre pendus et etranglés".
Un primo scontro avviene presso San Marco, quando millecinquecento valdesi scendono dall'Assietta e sono fronteggiati da cinquecento uomini che il La Cazette era riuscito a raccogliere. Il villaggio è conquistato e perso più volte ma rimane in mano dei cattolici. Vista la sproporzione delle forze, La Cazette si ritira a Briançon lasciando così campo libero agli avversari che il 21 giugno 1562 occupano Oulx dove contano molti correligionari.
"Il 24 giugno 1562 è stata incendiata l'abbazia di Oulx dai nostri nemici di Valchisone con grande scapito dei poveri". (Gally)
"I religiosi intanto erano fuggiti o dispersi. In seguito quelli d'Oulx che parteciparono al saccheggio asportarono ciò che era avanzato di vettovaglie e spoglie delle case e beni dei religiosi". (Peralda)
Rimangono in piedi solo la casa, l'infermeria ed il forno. Il Peralda riporta i nomi d'alcuni abitanti del luogo che avevano appoggiato i Valdesi: Jacob Clement, Giovanni Cauchier che aveva abbandonato l'abito religioso per sposarsi, Giovanni Brase, i notai Vincenzo Besson, Vincenzo Olivet ed Arduino di Nevache, Giovanni Pastre, Stefano Rey, Giovanni Broa di Pragelato. Il La Cazette tenta di ottenere rinforzi da una compagnia che da Exilles deve raggiungerlo passando da Bardonecchia ed il Colle della Scala. La truppa è però sorpresa durante la marcia nella piana di Savoulx ed annientata. I riformati si ritirano successivamente a Cesana, con i prigionieri. Da Briançon sopraggiunge La Cazette alla testa di trecento uomini e con una "camisade" li sorprende all'alba compiendo un vero massacro,
disperdendo i superstiti e recuperando i prigionieri. (L'azione notturna era detta "camisade" perché i soldati coprivano l'armatura con una camicia, per evitare riflessi di luce.) Riorganizzate le forze, i protestanti con millecinquecento uomini (secondo altri duemila) provenienti da Pragelato, tentano l'assalto di Briançon ma sono respinti. Attraverso il colle della Scala si portano a Bardonecchia mettendo a fuoco il borgo ed occupando il sovrastante castello consortile. La Cazette, ricevuti rinforzi da Embrun e disponendo di millecinquecento uomini, con una marcia notturna varca il colle della Scala ed affronta vittoriosamente gli avversari. Circa quattrocento protestanti rimangono sul terreno; un migliaio si disperde sulle montagne salvandosi con la fuga verso Rochemolles, per poi valicare il Galambra e giungere a Chiomonte. Poco più di un centinaio cercano rifugio nel castello. L'assalto è dato in due riprese ed i sopravvissuti si ritirano nella "tour d'amun" da cui vengono, secondo quanto si tramanda, stanati col fuoco e passati a fil di spada. Il Suspize riferisce che qualcuno dei valdesi scampati al massacro cercò di rifugiarsi in Savoia passando dal colle della Rho. Inseguiti, furono uccisi nella zona che prese il nome di Pian dei morti. Non vi è al riguardo alcuna conferma.
Sul fatto d'arme esistono due fonti:
"Inde montem Scalae, ut dicunt, Bardonechiam ingressi ibi jam aliquibus diebus morabantur; cum ecce egregius D. La Cazete, sumptis aliquibus ex suis militibus quos custodiae causa secum semper habebat, et adiunctis aliis incolis regionis et promptioribus et adacioribus, illos in dicto loco Bardonechiae, piene meridie, caute tamen et prudenter adortus, magnam eorum primo impetu edidit stragem, adiuvantibus precipue dicti loci incolis; aliqui haereticorum cum viderent se non posse viribus vitam tueri, nec ictuum grandini resistere fugam capescunt ad castelum, tamquam ad arcem, ibique collectis viribus speciem quandam, defensionis ediderunt, sed non longam, nam imminente notte incensum castellum a catholicis, eadem fiamma et fugientes et refugium compsumsit, nulli dato fugae loco, quos enim fiamma comburere non poterat, eosdem interimebat gladius Sicque ab illa hereticorum peste liberata est Bardonisca". (scritto Besson tradotto in latino dal Peralda)

(Quindi entrati in Bardonecchia dal colle detto della scala, vi dimoravano già da qualche giorno; quand'ecco l'egregio signor La Cazette, presi alcuni dei suoi soldati, che sempre aveva con se come guardia, ed aggiunti altri della regione tra i più pronti ed audaci, giunto cautamente e prudentemente a Bardonecchia in pieno giorno, col primo impeto ne fece una grande strage, con l'aiuto principalmente degli abitanti del luogo; alcuni degli eretici, vedendo di non poter tutelarsi la vita con la forza e di non poter resistere all'impeto, si rifugiarono nel castello e qui, radunate le forze, apprestarono la difesa, ma non lunga poiché, imminente la notte, essendo incendiato il castello dai cattolici, la stessa fiamma bruciò i fuggiaschi ed il rifugio, non essendo dato alcun spazio alla fuga, infatti coloro che la fiamma non poteva ardere, gli stessi spacciava la spada. E così Bardonecchia è stata liberata da quella peste degli eretici.)
« ... et quelques ungs desdicts ennemys quy estoient environ milcinqcent hommes quy de la ayant estez repoulsses sen allerent par le col de l'eschelle et prinderent le chateau de Bardonnèche, ou le dict La Cazette ayant eu secours de troys compagnies que Monsieur l'arcevesque d'Ambrun luy envoya avec quelque trouppes levées sur ce pays, les allast assailir audict Berdonnesche où les dicts ennemys furent mis en routte en pleine campagne et desquelz en demeurerent sur place de troys a quattre cens, Et fust sur cet istant assiègè par le dict La Cazette le chateau dudict Bardonnesche et au second jour apprés les portes brusles l'assailit de tous cousté et l'emportarent par le revelin au second assault avec perte de vingt ou vingt cinq soldatz et desdicts ennemys y en furent tues six vingt six quy estoient dedans ledict chateau et ledict La Cazette fut le premier audict segond assault pour ce que ses soldatez reffusoient y aller pour avoir estez rabattu la premiere fois. » (La Cazette) (... e qualcuno dei detti nemici, in numero di circa millecinquecento uomini, che prima erano stati respinti passarono dal colle della scala e presero il castello di Bardonecchia. Il La Cazette, avendo avuto il soccorso di tre compagnie inviategli dall'arcivescovo di Embrun, li assalì a Bardonecchia dove i nemici furono messi in fuga in piena campagna e di questi rimasero uccisi da tre a quattrocento.
E nello stesso momento il castello di Bardonecchia fu assediato dal La Cazette e il secondo giorno, dopo aver bruciato le porte, l'assalì da tutti i lati occupandolo per il rivellino al secondo assalto con la perdita di venti o venticinque soldati e dei nemici che erano nel castello ne furono uccisi centoventisei. Il La Cazette fu il primo al secondo assalto perché i suoi soldati si rifiutavano di andare essendo stati respinti la prima volta.) Cacciati da Bardonecchia, i Valdesi al comando del capitano Frasche, occupano il castello d'Exilles ma sono costretti a fuggire dal La Cazette. La popolarità di quest'ultimo si diffonde incontrastata, "avendo riportato la pace tra le montagne". L'editto d'Amboise, del 19 marzo 1563, mette fine alla prima guerra sancendo la libertà di culto nei luoghi dove gli Ugonotti si erano stabiliti. Nel 1569 i riformati d'Exilles ritengono sia possibile impossessarsi facilmente del castello, ed assicurasi il controllo della valle, essendo il presidio al comando di Giovanni de Gaye costituito solo da una dozzina d'uomini, privi di armi da fuoco. Per segnalare l'occasione propizia si dà incarico a Bonet Faure, originario del Seu nei pressi di Salbeltrand, di recarsi a Grenoble dal Du Gua. Viene deciso di attuare l'impresa dandone incarico al capitano Nicola Colombin, fatto prigioniero dal Duca di Savoia e da poco liberato (si ipotizza da alcuni autori che da parte del Savoia vi fosse la speranza di ottenere dall'impresa qualche profitto). I preparativi durano alcuni mesi. Il lunedì di Pasqua, 11 aprile 1569, una quarantina d'uomini si riunisce al Grand Puy, sopra Pragelato. Di loro fanno parte due guide d'Exilles, una delle quali è fratello di Colombano Bermond anziano prete del luogo, e sette uomini di Salbertrand, Oulx e Beaulard. Partiti la sera, sostano alla Selle des Beauchets. All'imbrunire riprendono la ed al Seu si riforniscono di scale, fatte preparare da Bonnet Faure. Verso le tre del mattino giungono ai piedi del forte mentre la guarnigione sta dormendo. Scalate la prima e la seconda cinta, uccidono la sentinella Giovanni Suspize di Salbeltrand e catturano il corpo di guardia. Successivamente assaltano il maschio incendiandone la porta. Il comandante, aiutato da due soldati che lanciano pietre dalla caditoia, tenta di resistere con una picca passata attraverso la porta ma è ferito alla gamba da un colpo di pistola e deve arrendersi. Nel frattempo altri uomini s'impossessano del paese, facendo incetta di viveri, e si dirigono poi verso Chiomonte, Salbetrand e San Colombano. Il "bannie" (tamburino) Stefano Rousset dà l'allarme al castellano d'Oulx, il notaio Luigi
Olivet. Alle sette del mattino le campane a martello chiamano alle armi:
" è ordinata la leva immediata di milizie formate dagli uomini dai quindici anni in su atti a portare l'armi. Essi saranno radunati a suono di Tocsin, di tamburo e grida in tutti i luoghi della Castellania.
Ogni uomo si troverà sulla piazza della Viere (abitato) d'Oulx con armi ed equipaggi di guerra  sotto pena di confisca della persona e dei beni".
Un'ora dopo cento uomini al comando di Claudio Berthier, che era stato insegna di una compagnia del La Cazette, partono alla volta d'Exilles mentre corrieri sono inviati a Briançon e Grenoble. Al Berthier si uniscono poi i contingenti provenienti da Bardonecchia e da Cesana, agli ordini rispettivamente dei capitani Antonio Ambrois e Michele Prin, detto Molieres. Alle undici si pone l'assedio del castello mentre contemporaneamente si sorvegliano i valichi e si respinge un contingente di più di duecento uomini che da Pragelato tenta di portare soccorso agli occupanti. Le milizie paesane sono poi sostituite dalle truppe del signor de Rosset, provenienti da Grenoble, e quindi dal La Cazette, giunto di fretta da Valence. Il 27 aprile 1569 i difensori si arrendono. Hanno salva la vita il Colombin e tre uomini originari di Salbeltrand e Jouvenceaux mentre gli altri sono passati a fil di spada.
"I1 14 aprile 1570 i nemici della corona di Francia sono venuti dalla Valchisone, sotto la guida di Nicola Colombin, capitano protestante, ed hanno preso il castello d'Exilles un'ora prima del giorno ed essendo entrati sono tornati a saccheggiare l'abitato per fornire di vettovaglie il castello. L'indomani furono assediati da persone del paese che virilmente li hanno custoditi, li hanno affamati talmente che hanno mangiato due cavalli, ed avendo ancora un po' di grano l'hanno pestato nei mortai per farne del pane; ed il 27 del detto mese hanno reso il castello, perché non ebbero alcun soccorso, uscendo
con le armi, ma il voler di Dio, che non volle che tale tradimento potesse svilupparsi, risvegliò il cuore della nostra gente che li assalì e li massacrò quasi tutti, perché quelli che non morirono di coltello si buttarono in acqua, è stata una gran pietà." (Gally)
Il comando del castello è affidato dal Re Carlo IX al La Gazette che lo terrà, salvo una breve parentesi, sino alla morte.
La vittoria conseguita non ferma gli scontri. Nello stesso anno la Prevostura d'Oulx è nuovamente depredata ed incendiata con la perdita di gran parte del contenuto della biblioteca. L'8 agosto 1570, la pace, conclusa a La Charité, mette fine alle ostilità.
Cinque anni dopo il primo tentativo, i religionari ritentano la presa del castello d' Exilles ma vengono respinti dal La Cazette che, a sua volta cerca di conquistare il Pragelatese. L'intervento di protestanti piemontesi fa fallire il progetto. Il fatto scatena una crisi diplomatica tra la Francia e la corte di Torino, che vieta ai suoi sudditi di arruolarsi tra gli ugonotti.
Il 24 giugno 1574, durante le incursioni dei Riformati, sono incendiate le chiese d'Oulx, Bardonecchia, Cesana, Champlas du Col. Il 26 agosto la Prevostura d'Oulx è nuovamente saccheggiata e distrutta.
"Fu distrutta e sterminata dalle fondamenta la Prevostura e l'annesso Ospedale e nello stesso anno ne demolirono il pinnacolo e furtivamente ci asportarono le Campane  d'allora fu resa inabitabile  ". (Peralda)
Le autorità ordinano la demolizione di quanto rimasto dei fabbricati per impedire ai Riformati di asserragliarsi.
Ai primi d'ottobre, il La Gazette per evitare incursioni dei Protestanti, pone a difesa dei punti strategici le milizie paesane, comandate dai capitani Ambrois, Pastre, Colaud, Bertrand, Galice. Ciò nonostante i Valdesi, guidati dai capitani Villedieu, Colombin, Vallon, Rossin, Guay e Bardonnèche riescono a penetrare nella valle di Bardonecchia. Sembra che fossero riusciti a stabilire una base nei pressi del
Melezet. Si tramanda che l'impervio sentiero detto "le chemin des Prètes", che attraversa la scoscesa parete rocciosa sopra le vecchie fornaci, fosse utilizzato dai Valdesi per raggiungere i loro rifugi al ritorno delle scorrerie.
A fine dicembre quattrocento valdesi attuano un'incursione a Chiomonte uccidendo parecchie persone tra cui il curato. Il vice castellano d'Oulx, Claudio Bochard, chiede rinforzi a Briançon ed il 12 gennaio dell'anno seguente le truppe si accampano a Salbeltrand. I comuni sono costretti a contribuire con denaro e vettovaglie al mantenimento delle truppe.
Il 1575 vede, oltre ad incendi di case in Cesana, Bardonecchia e Champlas du Col, nuovi scontri a Sauze di Cesana presso la chiesa di San Restituto. La sua posizione era strategica per sorvegliare il colle del Sestriere ed impedire le comunicazioni tra i valdesi della val Chisone e del Queyras. Il La Gazette l'aveva pertanto fatta fortificare mantenendovi una piccola guarnigione.
Il 25 luglio 1575 un primo tentativo dei religionari per impossessarsene è sventato dal La Cazette che, informato da alcune spie, organizza al Sestriere un'imboscata nella quale sono uccise più di centocinquanta persone. Un'azione più consistente è predisposta il 30 agosto dal Lesdiguières con seicento uomini; la guarnigione si arrende. La Cazette reagisce immediatamente ed il 2 settembre pone l'assedio. L'8 settembre respinge una colonna di soccorso lasciando sul terreno numerosi morti. Il 13 settembre la posizione è riconquistata. "L'anno 1575 il 25 di luglio, quelli del partito di M. de la Cazette, ed i compagni di Oulx condotti dal capitano Besson, di Cesana condotti da Galleis, Signore di Sonas (Donato Gerbais, sire di Sonas), a capo della cavalleria sono stati imboscati dalla mezzanotte fino alle due dopo mezzogiorno, quando i nemici hanno fatto la loro uscita e si sono gettati sulla pianura di Sestrière, ed essendo stati scoperti in meno di due ore, sono rimasti più di 150 che è stato per il loro arrivo. Il 2 settembre 1575, è stato assediato il forte di St-Restaing, occupato dai nostri nemici ; l'8 del detto mese è venuto loro un rinforzo di 1.200 uomini ed è stato respinto sino a Chamoussière, dunque vi sono stati seppelliti più di 200 morti senza (contare) i feriti." (Gally)
L'editto di Poitieres, pone fine nel 1576 alle ostilità che tuttavia riprendono quattro anni dopo.
Il 5 aprile 1580 i protestanti al comando di Giovanni Nel, favoriti da alcuni notabili del luogo, occupano Briançon. Solo la guarnigione del castello resiste. La Cazette, che si trova ad Exilles, riunito un migliaio d'uomini marcia su Briançon e riesce a riprenderla prima dell'arrivo dei rinforzi inviati dal Lesdiguières. E' accordata una resa onorevole ma sono condannati a morte i brianzonesi che avevano facilitato la presa della città.
"Il 5 aprile 1580, i nemici, per tradimento, sono entrati in Briançon due ore prima del giorno e sono vi rimasti sino all'8, il venerdì all'ora dei vespri, e se ne sono usciti con le armi; vero è che non sono tutti scappati, ciò fu causa che ci sono stati dei morti di quelli che hanno fatto il tradimento, e degli altri parecchi si sono messi a nuotare non sapendo il mestiere."(Gally) Nel Delfinato subentra uno stato di pace relativa, interrotta tuttavia da episodi locali accompagnati da richieste di denaro.
"Il 12 febbraio 1581, il signore Desdiguières col suo esercito, è venuto nei dintorni di Briançon per far sistemare il Briangonnese, ciò che ha fatto con quelli del Vallouyse, perché essi si sono sistemati a duemila scudi è occorso scegliere due uomini per fuoco (nucleo famigliare) da mandare a Briançon e sono rimasti dodici giorni a nostre spese." (Gally)
Nel 1584 i riformati compiono un'incursione a Bardonecchia incendiando le abitazioni. E' distrutto anche l'archivio parrocchiale. In un "Libre d'la resun" si legge:
"I Protestanti hanno appiccato il fuoco a tutta Bardonecchia. Si è salvata una sola casa alle Manne".
La val Chisone è saldamente in mano ai protestanti ed un'inchiesta nel 1585 del canonico Peralda trova nella valle un unico ministro cattolico. Tutti gli altri sacerdoti erano fuggiti od avevano abbracciato la religione riformata. Le chiese sono in mano ai protestanti od a privati.
"Nell'anno 1585, circa il mese di ottobre, gli eretici hanno preso Embrun, e poi lo hanno talmente fortificato che di là hanno assoggettato i paesi della valle ed gli altri circonvicini, pure il Monnestier ha versato al signor Desdiguières, loro comandante, grandi somme di denaro, e di conseguenza minacciavano sempre di venire di qua dalle montagne perché non avevamo voluto contribuire all'imposta che essi ci volevano imporre, talmente che nell'anno 1586, circa il mese di maggio, è stato necessario scegliere delle persone in questo paese per custodire il Monginevro, e si sono fermati là per qualche tempo finché hanno sentito notizia che egli era andato altrove.
Il 10 marzo 1587 sono venuti gli eretici ad assalire all'improvviso la guardia alla barricata, ma Dio, che non dimentica mai i suoi, risvegliò il cuore di certi soldati che fecero capire ai capitani che quelli del Monginevro avevano preparato munizioni al nemico che doveva venire, e per questo richiesero ai capitani di permettere loro d'andar a catturare le suddette munizioni e convertirle al profitto dei fedeli e sottrarre i mezzi al nemico, cosa che fu loro subito accordata, perché essendo partita una truppa per andare a prendere il bottino, nel momento stesso che furono arrivati alla barricata ecco venire il nemico in gran forza per entrare, ma l'Onnipotente combatté talmente per i cattolici che i nemici furono respinti non senza gran perdita di parecchi morti e feriti con grandissimo dispiacere del signor Desdiguières, stando a quanto dicono quelli che lo hanno udito lamentarsi tanto per la morte del signor di Saint-Jean (Onorato de Castellane, signore di St-Jean), suo nipote, seppellito nella chiesa del Monginevro, che per gli altri, tanto morti che feriti, senza che ne sia morto uno dei cattolici. Dopo di
che abbiamo tutto l'anno tenuto guardia ordinaria a Cesana, tanto con persone del paese che Piemontesi, in numero variabile secondo la necessità, qualche volta più di 3.000 uomini, altre volte meno, questo nonostante i tentativi di Desdiguières, i cattolici hanno resistito fino all'autunno quando le montagne si sono chiuse tuttavia non è cessata la guardia alla barricata di due uomini per fuoco.
Nel detto anno, il giorno di Santo Stefano, i nemici sono andati a Nevache ed hanno preso tutto il bestiame del paese e portato ad Embrun con trentadue prigionieri, che per la maggior parte sono morti nella prigione di Embrun, ed arrivarono al detto luogo quando il prete diceva l'omelia del mattino ed a fatica si è potuto salvare." (Gally)
Durante l'estate 1588 gli abitanti degli Escartons sono decimati dalla peste. Lesdiguières è ormai padrone di quasi tutto il Delfinato tranne il brianzonese e l'alta val Susa dove La Gazette gode di un prestigio indiscusso sulla abitanti. Lesdiguières decide di agire nel modo più spiccio, tentando un attacco a sorpresa per assassinare l'avversario. La Cazette si trova nella sua casa al Plan d'Oulx assieme alla seconda moglie, Bernardina Vesquis, la figlia Eleonora, i nipoti Lorenzo ed Enrico de Ferrus e Gabriele Guercin. La guardia del corpo, ventiquattro uomini agli ordini dei capitani Pontcharrà e La Planche, di notte alloggia in una casa vicina. Un gruppo di una ventina d'uomini, agli ordini del capitano Du Pont d'Embrun, giunti da Pragelato, assale la casa. Alcuni fanno saltare con un petardo il portone mentre altri penetrano nell'abitazione dal giardino. Analogo assalto è condotto verso la casa del Pontcharrà, dove però non risulta ci siano scontri. L'attacco improvviso non permette alcuna difesa da parte dei famigliari. La Cazette impugna un'alabarda ma, nonostante la sua disperata difesa, deve soccombere agli assalitori e cade, crivellato di colpi, nella camera vicina che gli serviva da ufficio. Lorenzo de Ferrus è fatto prigioniero; suo fratello ed il Guercin riescono a nascondersi tra i rami di un noce.
"La domenica 15 luglio 1590, il signor de la Cazette, essendo abbastanza di buon umore, di sera fece passare il tempo onestamente e gioiosamente con le ragazze e onesti (uomini) fino a ben vicino alle undici di notte, e vi erano in questa città dei soldati stranieri ed altri del luogo essendo stati arruolati e pagati dal signor de la Cazette o dal nobile Enrico de Ferrus. È accaduto che quella sera a mezzanotte circa o un po' dopo, non so l'ora, sono venuti degli eretici di Pragelato che, per tradimento, sono entrati nel giardino del signor de la Cazette, poi con scale, (sono) saliti al porticato ed (hanno) infranto le porte mentre gli altri picchiavano violentemente alla grande porta davanti, talmente che prima che fare altro frastuono, il signor de la Cazette è stato martirizzato con ventidue colpi di coltello nel suo corpo, e  è rimasto morto, ed essendo spirato, sono venuti avanti gli altri col petardo alla porta e con grandi colpi di ascia l'hanno rotta, sono entrati e saccheggiato tutta la casa tanto oro, denaro, mobili che cavalli per un valore di più di diecimila scudi ed hanno preso prigioniero il signor Lorenzo de Ferrus ed è stato condotto ad Embrun, e non hanno lasciato alla signorina né ai suoi domestici dei capi di vestiario; nello stesso modo hanno messo il petardo alla porta dove abitava Poncharra e l'hanno saccheggiato, ed egli è scappato in camicia su un noce col nobile Enrico de Ferrus e Gabriele, nipote di Antonio Fradel." (Gally)
Probabilmente il "commando" poteva contare su notevoli complicità locali: la perfetta conoscenza dei luoghi, la guardia del corpo che non interviene, la mancata reazione del Castellano e dei Consul non sembrano semplici coincidenze. Il Lesdiguierès, in possesso di documenti prelevati nella casa, sostiene di avere la prova di accordi tra La Cazette e Carlo Emanuele I di Savoia e comunica in un suo rapporto al re la morte del suo avversario, "... che feci eliminare nella sua casa".
La scomparsa del La Cazette provoca sconcerto nei suoi sostenitori. Il 22 luglio Lesdiguierès impone ai consul dell'escarton d'Oulx di venire da lui per trattare la capitolazione, rassicurandoli nello stesso tempo che Enrico IV apprezza molto la loro dedizione e fedeltà. Il giorno dopo i consul scrivono a Claudio Perron, nativo di San Marco d'Oulx, ministro valdese a Pragelato e uomo di fiducia del Lesdiguierès, chiedendogli di accompagnarli "... giacché se non guidati da voi non si accetta di andare". Il sei agosto Lesdiguierès, a Briançon, stipula un accordo con i valligiani. Si confermano i privilegi delfinali, e sono mantenute in carica nell'amministrazione civile le stesse persone, gli ecclesiastici cattolici conservano le loro dignità e privilegi. La religione riformata può essere professata liberamente ed è riconosciuta l'istituzione di templi valdesi a Fenils, Chiomonte e Salbertrand. Gli accordi di Briançon, attuati con la mediazione del Perron, sono ribaditi ad Oulx, il 10 dello stesso mese, sotto forma di ordinanza:
"Noi Signore Les Diguières a richiesta di mastro Antonio Tejssere, di Gian Navet, di Giacomo Peironet, del capitano Claudio Arnoul e di Giovanni Allois delegati presso di noi per le valli di Cesana e di Oulx, accordiamo loro le seguenti condizioni. Tutti i consoli, sindaci, villani ed abitanti riuniti in un corpo di comunità giureranno di riconoscere per loro re legittimo Enrico IV di Francia e di Navarra. Protesteranno di non aver mai aderito ad alcuna lega od associazione che il defunto La Cazette od altri avesse fatto per l'addietro tanto col duca di Moriana e di Savoia, quanto con altri nemici di S. M., del suo Stato e della sua corona.  Prometteranno di dedicarsi con armi e bagaglio, colla vita e con tutti i modi contro i disegni dei suoi nemici e di guardar bene e fedelmente i passi delle loro valli.  In considerazione dei detti servizi di guardia non sarà fatta la leva di gente di guerra nella loro valle se non per volontà dei detti abitanti e senza uso di violenza.
I detti Sindaci, Sacerdoti, Magistrati, villani ed abitanti, sono messi sotto la protezione e salvaguardia di S. Maestà e è loro accordato il libero commercio in tutta la provincia. Si supplicherà il Re di confermare e mantenere i privilegi e le libertà consuete.
Non sarà innovata alcuna cosa o fatto di religione Cattolica Apostolica Romana, né agli ufficiali di Giustizia, così i Sacerdoti usufruiranno dei loro benefizi, giurisdizioni, diritti e rendite a loro appartenenti. Non riceveranno genti di guerra nelle loro valli senza espresso comando del Re o dei suoi luogotenenti Generali. Ogni ingiuria avvenuta in occasione dei precedenti torbidi sarà obliata e non ne sarà più fatta ricerca sotto pena ai contravventori d'essere puniti come disubbidienti e disturbatori della quiete pubblica, e ciò specialmente su quanto riguarda l'esecuzione del defunto La Cazette e di ciò che ne seguì.

Fatto ad Oulx, l'11 agosto 1590.
Les Diguières"

Successivamente anche Giorgio Borel de Ponsonnas, comandante del forte di Exilles, accetta di consegnarlo. Sono così sovvertiti i rapporti politici e religiosi del brianzonese e dell'alta valle di Susa. Il culto protestante è liberamente professato in Salbeltrand, Fenils e Chiomonte,
dove è utilizzata la cappella di Sant'Antonio concessa dallo stesso Lesdiguières. Questi, con un'accorta politica di pacificazione, riesce a sopire le discordie e stabilizzare l'assetto del Delfinato.

Epilogo.

L'editto di Nantes, del 1598, se da un lato garantisce ai riformati il diritto d'esercizio del culto nei luoghi dove era stato pubblicamente praticato da almeno due anni, consente ai cattolici di recuperare i beni patrimoniali ed i diritti sottratti nel corso delle guerre. Una commissione paritetica di cattolici e riformati è incaricata di attuare la normativa dell'editto. Grazie all'azione del Lesdiguières, la valle di Pragelato rimane al di fuori da ogni tentativo d'applicazione. Sorgono numerose contestazioni a Chiomonte, Fenils e Salbertrand. In questa località i cattolici lamentano che il tempio fosse stato costruito in una comunità dove il culto era stato praticato privatamente e non pubblicamente.
Il nove giugno 1609 Carlo Broglia, vescovo di Torino, essendo vacante la carica di Prevosto d'Oulx, effettua una visita pastorale in alta valle, Bardonecchia compresa, per rendersi conto della situazione religiosa e morale.
Nel 1617 è emanato un decreto reale che proibisce alle valli dell'escarton d'Oulx di dare asilo ai Valdesi.
Continuano i contenziosi in cui s'inserisce anche la Prevostura mediante l'azione del priore di Mentoulles Simon Roude, nativo del Melezet, che intenta una serie di processi volti a ristabilire gli antichi diritti. Il 1° aprile 1629 a Susa Luigi XIII, accogliendo le richieste del Capitolo d'Oulx, nomina un commissario (de Vertamon) per ristabilire il culto cattolico. Sono riprese in consegna dal clero le chiese di Mentoulles, Usseaux, Puorrières, le case parrocchiali ed i cimiteri. Nel 1636 a Chiomonte è soppresso il culto riformato e demolito il tempio. Con Luigi XIV s'intensifica la politica repressiva verso i valdesi. Il 19 settembre 1680 Simon Roude, nipote omonimo del precedente priore di Mentoulles cui è succeduto, intraprende in nome del Prevosto d'Oulx un'azione legale asserendo che gli articoli 13 e 14 dell'editto di Nantes proibivano di esercitare la religione riformata nei paesi cisalpini. La disputa si svolge in più tempi ed a vari livelli, finché il Consiglio Reale vieta il culto riformato in val Chisone (7 maggio 1685) e nell'alta Valsusa (14 maggio 1685). La sentenza precede di poco un editto regio, del 17 ottobre 1685, che fa divieto di professare la religione riformata nelle valli di Pragelato, Oulx e Cesana.
Ricorrendo alla forza, i templi protestanti sono distrutti a Chiomonte, Exilles, Oulx e Cesana mentre quelli di Traverses, Finestrelle e Villaretto sono trasformati in chiese cattoliche.
Su pressione di Luigi XIV, anche Vittorio Amedeo II vieta, il 4 novembre 1685, l'esercizio della religione riformata. Ne segue un intervento militare franco - piemontese in Val Chisone che porta ad un bagno di sangue. Il bilancio è tragico: duemila persone uccise, ottomila deportati nelle carceri, mille bambini affidati a famiglie torinesi dove lavoreranno come domestici, duemila conversioni. Più della metà dei prigionieri muore di fame e malattie nel volgere di sei mesi. Con la mediazione dei Cantoni Svizzeri, il 3 gennaio 1687 ai superstiti è offerta la possibilità di espatriare. Massiccio è anche l'esodo negli escartons d'Oulx e di Pragelato, come dimostrano nel 1699 i resoconti delle visite effettuate per ordine reale da Stefano Giovanni Bouchu membro del Consiglio del Re e Intendente della giustizia, polizia e finanze della Provincia del Delfinato. Il Bouchu nel 1687 era stato incaricato, per favorire il ritorno al culto cattolico ed il rifiorire delle pratiche religiose, di « bastir a neufs reparer ou agrandir les anciennes (esglises) suivant la necessité des lieux » a spese del sovrano dato che « les esglises de plusieurs lieux de la province de Dauphiné ne sont plus en estat de contenir les Parroissiens, et que mesme en quelque endroit il ny a aulcune eglize ou maison curiale ». (costruire a nuovo, riparare od ingrandire le antiche chiese secondo la necessità del luogo le chiese della maggior parte dei paesi della provincia del Delfinato non sono più in grado di contenere i parrocchiani ed ancora in qualche luogo non vi è alcuna chiesa o casa curiale.)
L'esodo in Svizzera è mal tollerato dai valdesi che pensano quasi subito al rimpatrio. Un primo tentativo, nel luglio del 1687, fallisce sul nascere. L'anno dopo un secondo non ha miglior esito perché, radunatisi vicino a Bex nel Vallese, trovano il ponte sul Rodano presidiato da un numero di truppe tale da sconsigliare ogni tentativo. Nel giugno del 1688 Giusuè Janavel programma il terzo tentativo e si raccolgono fondi presso la corte olandese. Ha così inizio il "grande rientro". A capo della spedizione è designato il pastore Henry Arnaud. Nella notte tra il 15 ed il 16 agosto 1689 un migliaio di uomini, prevalentemente piemontesi ma anche degli Escartons, suddiviso in venti compagnie si
raccoglie a Prangins s'imbarca a Promentoux per attraversare il lago Lemano e sbarcare sulla sponda savoiarda tra Nernier e Yvoire. La colonna, equipaggiata per dieci giorni di campagna, attraversa la Savoia senza incidenti di rilievo. In Piemonte il duca ordina di presidiare i valichi. Non conoscendo le intenzioni dei valdesi, le milizie si attestano a Chiomonte, sbarrano il Moncenisio, e nell'ipotesi di un passaggio lungo il Rocciamelone, presidiano Mompantero. Contemporaneamente le truppe francesi all'ordine del marchese de Larrey si accampano ad Oulx. I valdesi, con una marcia di trenta chilometri compiuta in nove ore e mezza, giungono a Lanslebourg. Raggiungono quindi il valico del Moncenisio, il colle Clapier e scendono in val Clarea accampandosi all'Alpe Thuille presso le grange di San Giacomo.
Nel frattempo il conte Losa, comandante delle truppe piemontesi, ordina di presidiare Giaglione ed avvisa la milizia di Chiomonte ed il governatore di Exilles al quale chiede di presidiare la zona di Pont Ventoux che, essendo la Dora in piena, rappresenta l'unico passaggio verso le valli natie. La colonna dei valdesi tenta il passaggio verso Chiomonte ma, dopo un breve scontro, è respinta dai dragoni del conte di Verrua e deve ritirarsi verso i Quattro Denti alla ricerca di un altro passaggio. Quasi sulla cresta dei Quattro Denti incontrano due compagnie della milizia d'Exilles che non li attaccano. Molto probabilmente le milizie avevano solo il compito di spingerli verso Salbertrand. I valdesi costeggiano la Cima del Vallone ed attraversano i canaloni del Galambra e di Clot Chaval giungendo ad Eclause col buio. Le vedette si spingono a Montcellier e scorgono i fuochi del bivacco francese; il ponte Chenebières è presidiato da duemila uomini.
La truppa è formata da un battaglione di Borgogna e dalle milizie di Cesana, Oulx e Bardonecchia. Si decide di affrontare lo scontro prima del sorgere della luna. L'attacco improvviso sorprende i francesi che respingono le prime tre ondate ma poi si sbandano con numerose perdite. I valdesi affrontano ora la milizia d'Exilles, che li aveva assaliti alle spalle, e la disperdono. Il passaggio è aperto; sebbene esausti, i valdesi riprendono la marcia risalendo la dorsale sino al colle di Costapiana per giungere poi a Pragelato e quindi nei luoghi natii, annientando uno alla volta i piccoli presidi armati. "Nel 1655 vi fu un epoca ove la religione protestante prese salde radici in queste valli e sopra fece l'abbadia di Oulx impotente a frenarla nonostante il valore del capitano Borel la Cazette che col generale Lesdiguiéres fecero queste valli teatro delle guerre di religione fra cattolici e protestanti. Dall'irruzione dei Valdesi nelle valli di Oulx e Cesana e Bardonecchia, venne meno la gloria e potenza della prepositura di Oulx e gli infedeli come in allora gli chiamavano, si edificarono templi come se ne ritrovano tuttora gli avanzi in quasi tutti i comuni, Rollières, Cesana, Fenils, Savouls, Salbertrand ect. Alla revocazione dell'edito di Nantes sotto Luigi XIV i tempi valdesi d'ordine di Louvois furono distrutti ed i religionari dispersi parte di essi si recarono a Ginevra ospitati dai correligionari Svizzeri, ma dopo qualche tempo presi dal mesto ricordo di loro monti, condotti dal loro pastore Arnaud, … si ritirarono nelle loro valli S. Martin, Angrogne dopo aver poste in fuga sul ponte di Salbertrand 2500 francesi che loro contendevano il passo ed ucciso il capitano.
Partiti da Ginevra dove si erano rifugiati dopo le lunghe e crudeli guerre e persecuzioni subite in Piemonte i Valdesi passano … il piccolo Moncenis ed ingaggiando battaglia a Salbertrand sul ponte della Dora con 2500 francesi, dopo numerose perdite da una parte e dall'altra, per le montagne del Sauze di Oulx e di San Sicario guadagnano Pragelato e la valle di San Martino." (Bompard) L'approssimarsi della cattiva stagione costringe il comando francese a sospendere le operazioni. Le truppe sono acquartierate a spese delle varie comunità causando gravi danni e disagi. All'inizio della primavera è ordinato a tutte le comunità della zona di inviare uomini per riparare le strade e trasportare cannoni e munizioni. Infatti riprendono le ostilità ed il Catinat è protagonista del fallito attacco ai superstiti della spedizione, arroccati alla Balsiglia (2 maggio 1690) . La resistenza dei riformati ha successo. Nel frattempo il Duca di Savoia aderisce alla Lega di Augusta e garantisce libertà religiosa ai Valdesi.