20/09/15

Un Gesuita da Melezet a Savona (2014)

Un Gesuita da Melezet a Savona

Un Gesuita da Melezet a Savona, attraverso Chieri, Arona, Cremona, Cividale, Firenze e la Prima Guerra Mondiale
Alcuni anni fa, scartabellando tra documenti e libri impolverati, conservati in alcuni vecchi bauli di famiglia, ho trovato una lettera scritta a mano, con una grafia sottile e leggera, proveniente da Chieri e datata 24  marzo 1916.
Questa lettera, ancora per gran parte leggibile, mi ha incuriosita e portata a leggerla fino al fondo delle otto pagine che la componevano.
Si trattava di una corrispondenza tra Padre Antonio Rey S.I. e la sua famiglia (padre, sorelle e cognati), in cui il sacerdote faceva pervenire sue notizie, li ringraziava per aver partecipato alla Santa Messa degli angeli, li invitava ad aiutarlo a far crescere il numero degli iscritti all’Apostolato della Preghiera, inviando alcune pagelle per i nuovi associati, ricordando agli stessi la piccola preghiera di offerta quotidiana e raccontando un fatto avvenuto poco tempo prima a un suo confratello, richiamato sotto le armi e addetto al servizio dei soldati feriti.
Prima di affrontare nel dettaglio l’argomento della lettera, proverò a inquadrare, per quanto possibile, questo sacerdote e la sua vita.
Padre Antonio Rey, nato a Melezet il 17 giugno 1877, era uno dei numerosi (10) figli di Rey Zaccaria e di Guy Teresa ed era entrato nella Compagnia di Gesù il 9 ottobre 1902, descrivendone così il suo ingresso: «I primi elementi di latino studiai alle Scuole Apostoliche di Torino per un anno, il resto compiei nel Seminario Vescovile di Susa ove detta lingua studiai per tre anni.
Due anni filosofia, seguendo il compendio del P. Schiffini nella logica e metafisica. Per quattro anni studiai teologia dogmatica e morale seguendo il compendio del P. Schippe e del Tanquerey per la dogmatica e del Del Vecchio e del Marina per la morale. In altri due anni compii i corsi di conferenza morale seguendo detto Marina e il P. D’Annibale.
Da circa 4 anni mi sento inclinato allo stato religioso, preferendo sempre la Compagnia di Gesù. Dopo la mia risoluzione dovetti superare non pochi ostacoli posti specialmente dai parenti».
Come si desume dal suo scritto, il percorso da gesuita di Padre Rey non deve essere stato facile, tra gli ostacoli posti dalla famiglia e le rigide regole della Compagnia, basate sulla totale povertà, obbedienza, castità e sottomissione al Papa; un percorso che l’ha portato dal Noviziato svolto ad Avigliana, a Chieri, dove è sicuramente rimasto dal 1904 al 1909, anno in cui è stato inviato a insegnare filosofia presso il Seminario di Arona. Ha svolto i suoi tre anni di Carissimato (liceo per i Gesuiti) probabilmente a inizio del 1900, nel 1903 e nel 1912, quest’ultimo a Firenze.
Tra il secondo e il terzo anno di Carissimato, ha insegnato filosofia, prima a Cremona (1910) e poi a Cividale (1911).
Il suo rientro in Piemonte, a Chieri, avviene nel 1913, in qualità di Professore di dogma compendiario, Superiore dei Teologi, Sotto Ministro e Confessore nella Congregazione Mariana. Nel 1914, diviene anche Confessore al Seminario Diocesano e nel 1916 è nominato Ministro, Procuratore, Prefetto della sanità, Esaminatore dei nostri, Censore dei Libri e Consultore.

Tra i vari documenti che ho rinvenuto e tra quelli in questo momento in possesso  dell’Archivio Diocesano di Susa, esiste un opuscolo che si riferisce alla predicazione di due Padri della Compagnia di Gesù, al Melezet, nel 1902: le ricerche non hanno confermato che tale servizio fosse stato prestato da Padre Rey, ma tutto ci fa supporre che sia così.
Dalle informazioni inviatemi da Padre Diego Brunello, Direttore dell’Archivio dell’Ex Provincia Torinese (situato a Gallarate - BG) e Superiore della Residenza di Bergamo, Padre Antonio Rey, verso la fine del 1916, pieno periodo bellico della Prima Guerra Mondiale, si trovava a Montebelluna (provincia di Treviso), con alcuni suoi confratelli, per assistere i soldati feriti in guerra. Alcune sue lettere, inviate ai Superiori, sono conservate presso l’Archivio e raccontano, dal mese di dicembre del 1916 al febbraio 1917, una vita difficile, fatta di totale dedizione alla Compagnia, assistenza ai moribondi e ai feriti, cui Padre Rey spesso distribuiva una bevanda calda, a base di latte concentrato, riscaldato su una semplice stufa di latta.
Tutto questo avveniva vivendo su vagoni di treni, in continuo movimento, tra Montebelluna e Belluno, cedendo, tra le altre cose, la propria branda a un prigioniero ferito, di origine boema, cui Padre Rey, con l’aiuto di un interprete, somministra anche il Sacramento della Confessione. Fedele sostenitore dell’Apostolato della Preghiera, distribuiva agli ammalati i foglietti con le invocazioni e l’immagine del Sacro Cuore, invitandoli alla lettura degli stessi, per unirsi alla preghiera comunitaria e fornire loro un po’ di serenità e conforto.
Nella lettera del 23 febbraio racconta che il suo sostentamento è costituito per la maggior parte da latte. Purtroppo la sua salute non è delle migliori, infatti, dice che: «Di salute tiro avanti, un po’ zoppicando se vuole, ma tiro avanti allegramente».
Alcuni giorni dopo, il 27 dello stesso mese, scrive di essersi recato a Belluno con alcuni confratelli, in visita al Vescovo della città, il quale riconosce in Padre Rey un sacerdote che tempo prima si era recato a Cortale, suo paese natio, in occasione della Pasqua e del Natale, per: «Dare agio a quei buoni popolani di accostarsi ai Sacramenti ».
Savona: chiesa dei Gesuiti.
Non ci sono date precise di un suo rientro a Chieri, ma mi è fornita l’indicazione che il 15 agosto del 1917 Padre Antonio pronuncia solennemente i quattro voti di fede dei Gesuiti: povertà, obbedienza, castità e totale sottomissione al Papa e che trascorre gran parte del 1918 come militare a Torino.
Dopo l’esperienza da militare, l’ultimo incarico della sua vita lo porterà a Savona, con il grado di Superiore della Congregazione; lì morirà il 30 dicembre 1918, all’età di 41 anni, con 16 anni di Compagnia.
Tra i documenti, ho trovato una lettera scritta da una Suora di un Istituto di Savona, che, porgendo le condoglianze alla famiglia, chiedeva una foto del sacerdote  per realizzare un ricordino e restituiva un’immagine di San Giuseppe, molto cara a Padre Rey come ricordo d’infanzia.
Non ho altre notizie in merito alla famiglia, tranne i nomi e le date di nascita dei fratelli e delle sorelle. Non sembra che ci siano discendenti in vita della famiglia di Padre Rey.
Questo, in breve, è il percorso di vita di Padre Antonio, partito da Melezet, nato in una numerosa famiglia, di cui probabilmente non rimangono discendenti, che ha saputo valorizzare la sua fede ed ha avuto la capacità e il coraggio di entrare a far parte della Compagnia di Gesù, in un periodo molto difficile, soprattutto dal punto di vista storico.
Nel suo necrologio è descritto come «illustre soprattutto negli studi filosofici e teologici », come «uomo di salute niente affatto favorevole e stabile, potendo volentieri per primo, se qualcuno chiedeva, o anche per ultimo nei dì di festa si sacrificava, così da assolvere in modo lieto gli altri da ciò che sembrava scomodo» e infine come «ottimo servo di Cristo».
Ma torniamo a quanto ho accennato nelle prime righe di questa breve analisi: la lettera scritta da Padre Rey alla famiglia, in cui racconta l’evento che mi ha incuriosito e spinta a fare una ricerca su questo  personaggio.
Questa lettera è datata 24 marzo 1916 e narra di un evento accaduto il 22 novembre dell’anno prima.
Un suo confratello, richiamato sotto le armi e addetto al servizio dei soldati feriti, racconta della conversione alla religione cattolica, in punto di morte, di un allievo ufficiale di origine ebrea (nato a Trieste ma di famiglia milanese).
Padre Rey trascrive per intero l’episodio raccontato dal suo confratello, di cui riporto la parte iniziale e  alcuni stralci.
«... Il 22 novembre io mi trovato tra una cinquantina di feriti; alcuni fra di essi con i loro gemiti e lamenti davano a comprendere la gravità del loro stato. La suora si avvicina, li conforta e li invita ai Sacramenti.
Un allievo ufficiale, nato a Trieste, di famiglia milanese, è gravissimo, il suo petto è crivellato di ferite, ha il polmone perforato ed è pure ferito alla spina dorsale, non si ha il coraggio di trasportarlo per non aumentargli le sofferenze. All’invito della suora [di ricevere i Sacramenti] a stento risponde:
Ho già fatto tutto”, allora Padre Rosa ... loro sacerdote in servizio come caposala, vuole dargli l’estrema unzione, ma un suo compagno lo trattiene: “... ma, ...egli è ebreo».
Il soldato, raccogliendo tutte le sue forze, racconta il sacerdote che scrive la lettera, ammette di aver mentito e di non voler mentire fino alla fine, dice di desiderare, anzi di volere,morire nella Chiesa Cattolica:
«Desidero – dice – e voglio morire nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana»; a seguito di questa richiesta particolare, tutto viene disposto per il Battesimo e viene chiesto al morente come vuol essere chiamato, lui risponde “Pietro”.
Dopo il Battesimo, il 30 novembre, si legge che il malato è sereno e che chiede di ricevere il Signore, è quindi disposto alla Prima Comunione che lo porta a dire: «Ed ora che ho ricevuto il mio e vostro Dio, lasciatemi stare tranquillo». Si assopisce nuovamente per alcune ore, dopo di che, il confratello di Padre Rey racconta che si sveglia, dicendo di aver visto degli “angeletti” bianchi che svolazzavano intorno a lui e di aver sognato la mamma. Questo episodio è definito come apparizione degli angeli bianchi e l’ammalato ne è talmente coinvolto che lo racconta a tutti con grande fermezza. Infatti, il chirurgo che seguiva i feriti si dice stupito della sua tenacia, tanto da dichiarare: «Non comprendo come possa vivere».
Il soldato ebreo, convertito alla Chiesa Cattolica, spirerà dopo alcune ore, solo dopo aver ricevuto il Sacramento della Estrema Unzione.
Padre Rey termina la lettera facendo giungere i saluti ad alcuni membri della sua famiglia, ringraziando una zia per il pane nero che gli aveva fatto arrivare e chiedendo come avrebbe potuto utilizzare un decotto particolare, che gli era stato inviato probabilmente da un parente.
Questo in breve il racconto della vita da Gesuita di un nostro compaesano, che in tempi veramente difficili ha saputo affrontare tante difficoltà, tra cui abbandonare la famiglia, gli studi molto impegnativi, i problemi
di salute e purtroppo la Prima Guerra Mondiale, di cui ricordiamo quest’anno i cento anni dall’inizio.
Quando ho trovato questa lettera anni fa, l’ho tenuta da parte in un cassetto, pensando di tanto in tanto a chi potesse essere questo sacerdote, che vita avesse fatto e perché scriveva da Chieri. L’estate scorsa l’ho ripresa in mano, l’ho trascritta e ho iniziato a chiedere informazioni, prima a don Paolo, poi ai Salesiani e infine ai Gesuiti. Questi ultimi hanno gentilmente risposto di aver trovato Padre Rey tra i loro confratelli e subito Padre Diego Brunello mi ha contattata per fornirmi tutte le informazioni in suo possesso. Come si dice, una cosa tira l’altra e in breve mi sono trovata coinvolta in una ricerca senza fine, tra Gesuiti, Seminari, pagelle dell’Apostolato, racconti di guerra e la volontà di saperne di più su questo personaggio dimenticato. Personaggio che spero di aver fatto rivivere brevemente nei vostri pensieri e nella vostra fantasia, anche e soprattutto in occasione di un anniversario come quello di quest’anno che non dobbiamo dimenticare, per non doverne ricordare altri.
Wanda Nuvolone

Un “grazie” a:
Padre Diego Brunello S.I., Superiore della Residenza Gesuita di Bergamo, responsabile dell’Archivio della Ex Provincia Torinese (Gallarate - VA);
Padre Salvatore Pandolfo S.I., Incaricato dell’Archivio della Provincia d’Italia e della Ex-Provincia Romana dei Gesuiti;
professoressa Eleonora Robuschi, insegnante d’italiano, latino, storia e geografia all’Istituto Maria Consolatrice di Torino;
dottor Andrea Zonato, Centro Culturale Diocesano di Susa - Museo Archivio Biblioteca;
Gianni Bovolo, Confraternita SS. Giovanni Battista, Evangelista - Ex Chiesa dei Gesuiti di Savona.

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