12/03/17

Quaresima di Fraternità 2017

L'obiettivo di quest'anno
Una zappa per le famiglie del Sud Sudan 
(da La Valsusa Giovedì 23 febbraio 2017)

La situazione

Martedì 14 febbraio l'Agence France Presse (AFP) ha pub­blicato stralci di un rapporto confidenziale interno alle Na­zioni Unite, nel quale la guer­ra in Sud Sudan è definita "una catastrofe per i civili". Quello di "catastrofe" è un termine uti­lizzato più volte nel rapporto: descrive la situazione umani­taria, il conflitto bellico in quanto tale ma anche in gene­rale le condizioni di vita dei ci­vili sudanesi in fuga massiccia da città e villaggi: "Numeri da record" si legge nel rap­porto citato da AFP, che lancia anche il rischio che possano es­sere commesse atrocità e cri­mini di massa contro l'umani­tà: "La situazione della sicu­rezza continua a peggiorare in molte regioni del paese, l'im­patto del conflitto e della vio­lenza ha raggiunto proporzioni catastrofiche" è la preoccupa­zione di Antonio Gutierres, se­gretario generale dell'ONU elet­to da poco. II suo predecesso­re alla guida dell'ONU, Ban Ki Moon, nel luglio del 2016 ave­va accusato in un'intervista a Jeune Afrique sia il Presidente del Sud Sudan Salva Kiir sia il suo rivale Riek Machar, ex-vicepresidente, dicendo che en­trambi "tradiscono la propria gente e la comunità interna­zionale [...] ci hanno deluso". Ma nonostante tutto la situa­zione si è ulteriormente aggravata, nell'immobilismo della comunità internazionale: po­chi giorni fa scrivevamo di come il Sud Sudan rischi di di­ventare "la Siria africana", una situazione che sarebbe una vergogna senza fine per l'intera struttura delle Nazioni Unite. In Sud Sudan sono presenti attualmente circa 13.000 caschi blu, ai quali tuttavia è regolar­mente impedita ogni attività e di svolgere la missione di pace da parte sia delle truppe go­vernative fedeli a Kiir sia da parte delle milizie ribelli agli or­dini di Machar: molta presenza e poca sostanza insomma, con episodi che sono in un certo senso emblematici della situa­zione generale.



In Sud Sudan oltre 2 milio­ni di cittadini vivono oggi da sfollati interni, mentre la vio­lenza continua a mietere vitti­me e a rendere difficili, se non impossibili, le attività umani­tarie in sostegno delle popola­zioni: la più giovane nazione del mondo è anche quella dove ci sono più rifugiati e sfollati e le organizzazioni umanitarie sti­mano in 7,5 milioni le persone in tutto il Sud Sudan che ne­cessitano di assistenza umani­taria e protezione. "Siamo di fronte a nuove esigenze senza precedenti e queste aumente­ranno durante la stagione secca" ha dichiarato ai colleghi di IBTimes UK Eugene Owusu, coordinatore umanitario per il Sud Sudan. Solo nel mese di gennaio 52.000 sudsudanesi hanno lasciato il Paese diretti verso l'Uganda e in tutto il 2016 sono stati 490.000 i pro­fughi provenienti dal Sud Sudan e fuggiti nel vicino paese afri­cano. Nei primi giorni di feb­braio il ritmo di rifugiati che attraversano il confine per chie­dere aiuto è di 2.500 persone al giorno.
Il campo profughi di Bidi Bidi, nel nord dell'Uganda, è oggi tra i più affollati del mon­do: creato meno di sei mesi fa ospita più di 270.000 persone, rifugiati provenienti dal Sud Su­dan.
Secondo l'UNHCR (l'Agen­zia ONU per i rifugiati) il nu­mero di persone fuggite dal paese più giovane del mondo è di 1,5 milioni e, di questi,
700.000 hanno trovato un por­to franco in Uganda. Ma i nu­meri sono in costante aggiornamento al rialzo: entro la fine del 20171 'Uganda, in collabo­razione proprio con l'UNHCR, aumenterà la capacità di acco­glienza a 925.000 persone. "Non si tratta di fame, non si tratta di lavoro. Si tratta solo di violenza" ha detto a Newswe­ek Thierry Lecoq, a capo del team di Mercy Corps nel nord dell'Uganda.

La proposta
"Nonostante l'enorme po­tenziale per la produzione agri­cola _ oltre il 90% del territo­rio del Sud Sudan è arabile - solo il 10% dei terreni dispo­nibili è coltivato da quando il paese ottenne l'indipendenza".
I Salesiani del Sud Sudan come risposta all'enciclica del Papa e come risposta alla crescente tragedia della fame di ol­tre 4 milioni di persone, abbia­mo lanciato il Progetto Agri­colo perché possano procurar­si loro stessi da mangiare: "Ac­quista una zappa per una fa­miglia del Sud Sudan . Aiu­tiamoli nel loro Paese".
Il nostro Progetto Agricolo, vuole essere anche una risposta al discorso del Presidente, nel giorno dell'Indipendenza che disse: "Per lo sviluppo del nuo­vo Sud Sudan, ridotto ad un cumulo di macerie, abbiamo bi­sogno di tre cose indispensabi­li:
1) Assistenza medica;
2) Educazione scolastica;
3) Sviluppo dell'agricoltura.
Facciamo un utile regalo alle mamme dei campi profughi del Sud Sudan: regaliamo un attrezzo agricolo, per coltiva­re e procurare da mangiare ai loro bambini. Il costo di una zappa completa di manico è di circa 30,00 euro.